lunedì 24 gennaio 2011

Le sigaraie e i ragazzi del Casone


In cima alla torre dell'ex Manifattura Tabacchi a Firenze, che sovrasta il Teatro Puccini, è stato recentemente un bel tricolore, probabilmente per commemorare i 150 anni dall'Unità d'Italia. Mi piace l'architettura razionalista di questo edificio inaugurato nel 1940, dopo dieci anni di lavori, e progettato dall'ingegnere Pierluigi Nervi e dall'architetto Bartoli. Mi piace anche perché è carico di storia.
Le sigaraie fiorentine avevano già dato prova di grande attivismo sia il 29 giugno del 1874, quando scioperarono per rivendicare migliori condizioni per le lavoratrici madri, sia nel marzo 1921 aderendo compatte allo sciopero che seguì l'uccisione, da parte di squadristi, del dirigente sindacale Spartaco Lavagnini.
All'interno della fabbrica, nella quale si trasferirono nel 1940 dalle due vecchie manifatture situate nel centro di Firenze, si stampava e si diffondeva materiale clandestino di propaganda antifascista, si raccoglievano medicinali per il Soccorso Rosso e ci si attrezzava per far arrivare ai partigiani, in montagna, sigarette, viveri trafugati a mensa e armi.
Il 3 marzo 1944, giorno del grande sciopero delle fabbriche fiorentine che segnò l'inizio della liberazione di Firenze, alle 13 in punto due operaie staccarono l'interruttore generale della corrente che alimentava tutti i reparti dando così il segnale dell'inizio dell'agitazione. Sotto la minaccia delle armi furono costrette a riprendere poi il lavoro ma misero in atto un boicottaggio che fece crollare la produzione di sigarette da 2000 a 60 kg al giorno.
Occupata dai tedeschi il 23 luglio 1944 la Manifattura fu successivamente in mano ai partigiani quando, circa un mese dopo, gli occupanti si ritirarono al di là del torrente Mugnone.
Nel bel libretto "I ragazzi del Casone, La Resistenza delle Cascine di Firenze" (scaricabile qui) Renato Terrosi, protagonista di quei giorni, ricorda:
"Nel pomeriggio del 28 agosto 1944 diversi cittadini della zona di via Pistoiese e dell’Olmatello lasciarono le loro case, preoccupati del fatto che la modesta retroguardia dell’esercito tedesco, ancora nella loro zona, si stava rafforzando per l’arrivo di un reparto di paracadutisti. Vennero via dalle loro case per rifugiarsi dietro la linea del fronte, tenuta dai partigiani, e che, grosso modo, correva lungo il Mugnone ed aveva come caposaldo la Manifattura Tabacchi. Informati del pericolo provvedemmo a rinforzare quel presidio, portando a 15 il numero degli occupanti la Manifattura, concentrandoli nella zona del teatro. La squadra occupò la terrazza che dà su Piazza Puccini, sotto la torre. Sulla torre presero posto a turno tre partigiani - Albano Palmieri, Dino Roncucci e Bruno Ferrari - che avevano in dotazione mitra Sten e bombe a mano che ci erano state fornite dal primo presidio dell’esercito alleato, che aveva preso posizione in un quartiere situato sopra il bar sull’angolo tra via Ponte alle Mosse e via Squarcialupi. Purtroppo, come previsto, nelle prime ore della notte i tedeschi attraversarono il Mugnone e con un panzerfaust (antesignano dell’odierno bazooka) sfondarono la porta di destra del teatro ed entrarono nella Manifattura.
Il partigiano Bruno Ferrari fu investito dalla fiammata al fosforo del panzerfaust mentre scendeva dalla torre per rifornirsi di munizioni. Riuscì a fuggire attraverso la platea e, spinto dal dolore e dall’impeto dei suoi vent’anni, raggiunse il Casone dei ferrovieri per dare l’allarme. Nel frattempo il resto del reparto che non era stato troppo vigile, riuscì a lasciare la terrazza e a ricollegarsi, attraverso la Manifattura, ai partigiani che erano di stanza al Casone dei ferrovieri. I tre, che erano rimasti isolati sulla torre, quando si resero conto che i compagni sulla terrazza avevano lasciato la loro postazione e che i tedeschi la stavano occupando, utilizzarono le loro bombe a mano e fecero grave danno ai nemici. I tedeschi, scoraggiati dall’intenso fuoco di tutti i partigiani, che avevano lasciato il Casone e si erano schierati sulla piazza dalla parte di via Ponte alle Mosse, ritennero più conveniente ritirarsi oltre il Mugnone portandosi via i feriti raccolti sulla terrazza.
La formazione partigiana rimase vigile per tutta la notte e alle prime luci dell’alba i compagni rimasti sulla torre poterono scendere accolti dall’abbraccio dei compagni, che avevano vegliato con loro e che erano corsi a liberarli.
Il giorno dopo i partigiani accorsero a Peretola a salutare con i cittadini di quella località il ritorno della libertà per tutti i cittadini di Firenze. Alcuni si spinsero con un reparto di carri armati americani fino al Padule, ma i tedeschi si erano definitivamente ritirati."

Quando passo davanti a questa torre in bicicletta (di solito un paio di volte alle settimana andando in palestra) alzo sempre lo sguardo verso il tricolore e penso con gratitudine a quella battaglia ed anche alle coraggiose sigaraie.

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