venerdì 19 dicembre 2008

Vohabolario Fiorentino

Ringrazio gli amici blogger che sono stati al gioco. Spero che lo abbiate trovato divertente come io ho trovato le vostre risposte. Mi sembra confermato che, dialetto o come lo si voglia chiamare, ci sono parole ed espressioni fiorentine che non sono comprese nel resto d'Italia. D'altra parte è anche vero che, sottoponendo il test ai miei figli, il risultato è stato disastroso e ciò forse fa riflettere. I ragazzi di oggi hanno un linguaggio omologato che sembra aver perso molto delle tradizioni locali. E' così anche da voi?
Ed ecco le soluzioni (le note tra parentesi sono mie):

BULLETTA: Chiodo. (evvai Julo!)

BOLOGNA: Mortadella (con sorpresa ho scoperto che si usa in tutta l'Italia tranne a Bologna).

CINCI: Pene.

DESINARE: Il pasto principale della giornata, di solito a mezzogiorno. “Dopo desinare”, Dopo pranzo.
(Questa la conoscono in diversi)

IMPIANTITO: Pavimento della casa. (Non solo di legno!)

INCIGNARE: Il primo taglio che si fa su qualcosa come una forma di formaggio, un prosciutto, un salame…
“Incigna i’ prosciutto”, Inizia il prosciutto.
(bravo Julo! Giam ci dice che esiste un analogo napoletano).

LAMPREDOTTO: È uno dei quattro stomaci dei bovini, quello più grossolano, che viene cotto a lungo (lessato) in acqua con pomodori, cipolla, prezzemolo, sedano, sale e pepe e altre spezie che non è dato sapere, segreto di ogni buon cuoco.
(Conosciuto da qualcuno di voi, anche assaggiato? E' buono, parola di vegetariana!)

MIDOLLA: Mollica del pane. (Pare assai sconosciuta)

SÌSTOLA: Tubo di gomma o di plastica che si usa per annaffiare.
(Anche questa sconosciuta anche se noi Fiorentini siamo convinti che sia italiano)

TAMBURLANO: Simbolo di oggetto ingombrante e antiestetico. Usato anche per “Mi hai fatto una testa come un tamburlano”, Mi hai rintronato con le chiacchiere o col frastuono.

TROMBAIO: Operaio addetto alla riparazione di tubature e condutture d’acqua nelle abitazioni. [da tromba nel significato antico di ‘pompa’]. Per estensione, idraulico in genere, fontaniere.
(Nonostante questo termine ispiri le più turpi congetture e faccia sbellicare dal ridere i miei figli, è abbastanza usato a Firenze e, a quanto ci racconta Dario, anche in Lombardia).

DA’ DI BARTA: Ribaltare, capovolgersi, anche perdere la testa. “A preso la ‘urva a tutto spiano e gl’ha da’o di barta”, A preso la curva molto velocemente e si è capovolto. “Ma te t’ha da’o di barta...”, Hai proprio perso la testa...
(Chissà perchè molti di voi hanno pensato ad un significato a luci rosse!)

DI BUZZO BONO: Di buona volontà, con impegno. (Questa pare sia nota)

FA’ A MICCINO: 1) Usare qualcosa con parsimonia, poco alla volta. “Fa’ a miccino ce n’è poco!”. 2) Essere avari nel comprare qualcosa, “T’ha’ fatto a miccino!”.
(Vi confesso che anch'io fino a poco tempo fa non conoscevo questa espressione. Carinissima l'ipotesi di Julo: fare le fusa)

TRA NINNOLI E NANNOLI: Tra una cosa e un’altra. “Perdersi tra ninnoli e nannoli”.
(Indovinata da Belphagor)

VOLECCI LE BINDE: Con grande sforzo e tempo. Da binda, argano [dal tedesco antico ‘winde’, argano].
(Fantastica l'ipotesi di Seneca52: "mi viene in mente "desiderare la Bindi (nel senso di Rosy) ma mi sembra impossibile!!!")

Queste definizioni sono tratte dal divertente "Vohabolario del Vernaholo Fiorentino e del Dialetto Toscano di ieri e di oggi" (edizione: Maggio 2008) che vi consiglio di scaricare e sfogliare (notare anche le illustrazioni).

Ed infine il premio (quello sì a luci rosse):

NÀCCHERO: Letteralmente: Piccolo uomo sciancato ma utilizzato quasi sempre per richiamare vivamente l’attenzione di qualcuno. “Oh nàcchero, ma chi tu credi di piglia’ pe’ i’ culo!”, Ehi te ma chi credi di prendere in giro!

BOLLORE: Quando fa molto caldo, “L’è un bollore oggi”, Oggi fa veramente molto caldo.


Il complemento oggetto.... ve lo lascio immaginare.

15 commenti:

  1. Spiegazione: Bulletta è anche il termine tecnico con cui si chiamano quei chiodi che una volta si usavano per fissare la suola alla tomaia. Avendo nella mia vita, tra le altre cose, anche venduto scarpe, questa me la ricordavo.
    Del Lampredotto ne sentii parlare tempo fa alla radio, e mi ero ripromesso, nella mia prossima visita in Toscana, di assaggiarlo, anche se mi hanno detto sia piuttosto pesante.
    FA’ A MICCINO mi ha fatto pensare ad un miCino. Piccola curiosità: Ma se a Fiore non dite la 'C', come la dite questa frase? ;-)
    VOLECCI LE BINDE lo avevo letto distrattamente 'volecci le DINDE', che mi ha fatto pensare ad una variazione di 'dande' che sono una specie di imbracatura con lunghe maniglie che una volta si usavano per insegnare ai bambini a camminare. (e qua non so io se sia italiano o no)
    Pace e benedizione
    Julo d.

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  2. E' stato divertente anche se non mi sono cimentato nelle risposte, ne avrei azzeccate veramente poche.
    Ciao
    Sileno

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  3. uhm "A preso la curva"... manca un'H o ho capito male il senso?

    Eheheh... alla traduzione c'ero arrivato anch'io... mi mancava solo "Nacchero". Pero' c'ero quasi, avevo intuito l'antifrasi di un vezzeggiativo del fidanzato...

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  4. Julo, la doppa C la pronunciamo esattamente come voi, sia dolce che dura. E' la C dura singola che salta. Il lampredotto non è molto pesante, secondo me. E' più o meno come la trippa ma più saporito.

    Dario, anch'io ho notato l'errore di ortografia e mi sono chiesta se era voluto o no. Non lo so. Ho fatto copia-incolla dal Vohabolario.

    Buona domenica a tutti!

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  5. eppure... ho molte perplessità sull'enfasi posta in molti casi (non in questo del post o del vohabolabio) sull' "identità" e contro l' "omologazione". Non trovate che l'identità sia forse definibile anche (o sopratutto) sugli obiettivi (futuri) che (ad es.) una comunità si sceglie? Non trovate che spesso si ecceda nel dir bene delle "tradizioni"? Poi...: personalmente trovo difficilissimo equilibrare tradizione ed innovazione...
    Seppur partendo da un tema più limitato, ho scritto qualcosa qui: http://gruppo_lettura.blog.tiscali.it//Pizzica__1920123.shtml (riporto il link solo per non appesantire questo commento, riportando lunghi pensieri... magari pure fesserie... :-) ).
    Ciao a tutti

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  6. interessantissimo! e divertente. Ne conoscevo alcune, quelle più diffuse, anche grazie ad un nonno di Montevarchi
    baci, marina

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  7. Giam, ho letto il post che citi. Non è che abbia capito molto la tua tesi. Quello che intendevo dire io pensando ai miei figli è questo: io non uso quotidianamente i vocaboli che ho citato ma ne conosco il significato. Li sentiti da mio padre, da mia nonna, ecc. I miei figli che non sententono mai usare queste espressioni nè da me nè dai compagni, nè da nessun altro, non le capiscono proprio. Così il dialetto (ogni dialetto) si perde. Si può anche dire "chissenefrega", però è comunque una perdita. Tutto qua.

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  8. Mannaggia, mi sono persa il giochino. Comunque molte le sapevo, si usano anche da noi che di toscano non abbiamo nulla.
    Il cinci mi piace proprio, se pensi a quanti modi volgari si usano per indicarlo, questo mi pare delicato , quasi dolce.

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  9. Ma toglimi una curiosità, nacchero è come dire bischero? perché non l'ho mai capita :D
    Sun

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  10. SunofYork: non lo so. A dirti il vero questo appellativo lo usa molto mio marito soprattutto quando vuole redarguire i figli. Il suo significato è del tipo "senti, bellino" oppure "o nini". Non credo che voglia dire bischero, cioè coglione per intendersi.

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  11. Mi sono perso il giochino anch'io, davvero molto divertente e simpatico, ma conoscevo soltanto “di buzzo buono”. Così ho scaricato subito il “vocabolario” perché trovo assolutamente irresistibile l’ironia del dialetto toscano. Grazie, un abbraccio.
    Mimmo

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  12. Sono arrivata tardi ,ma in compenso ho letto subito la traduzione.Non ne avrei capito la maggior parte.
    Mi piacerebbe sentirti parlare ,con quella incantevole pronuncia che avete voi toscani.
    Cristiana

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  13. Ciao ,io sono Forentino e inutile dire che adoro il nostro modo di parlare, ma per chi ancora non lo sapesse molte delle parole di uso comune nel nostro "linguaggio"hanno origini ben radicate nella lingua Italiana, ma vengono quasi esclusivamente usate a Firenza...come " sistola", qualcuno crede che questa parola sia di uso comune in tutta Italia perché è Italiano puro...basta fare alcune ricerche su tutte le parole Fiorentine, anche le più disparate e resterete stupefatti dalle origini che hanno..

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  14. Nacchero è un modo di chiamare simpaticamente qualcuno, "nacchero vieni qui"..in realtà vorrebbe dire piccolo uomo zoppicante, sciancato..

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  15. Grazie, Nenaz, non lo sapevo di nacchero. Lo usa sempre mio marito che però non è proprio fiorentino. E' nato e ha vissuto la sua infanzia a Pisa.

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