venerdì 19 febbraio 2010

Il male dentro di me

Tempo fa l'amica Giulia suggeriva una riflessione molto profonda e importante: "Il male è dentro di noi, dobbiamo riconoscerlo, saperlo individuare e non negarlo per impedire che le nostre azioni non solo non gli si oppongano, ma gli spianino la strada. E ci vuole un continuo allenamento." Il riferimento era al razzismo e agli orrori che si possono svolgere sotto i nostri occhi senza che noi ce ne accorgiamo.
Questa idea del male che è dentro di me, cioè di un modo di leggere la realtà che io non approvo o addirittura condanno, ma che si insinua tutti i giorni, goccia a goccia, senza che io me ne accorga, mi provoca inquietudine. Eppure l'ho scovato.
L'altro giorno sono entrata all'ufficio postale. Di sabato mattina mi aspettavo la solita coda estenuante ed invece era deserto. C'erano almeno quattro o cinque impiegati per un numero inferiore di clienti. Una sorta di condizionamento da cane di Pavlov mi ha fatto pensare: "Quanti stipendi per così pochi clienti! Quanto durerà questo ufficio postale?" E' stato un attimo ed ho capito che il dogma del profitto, l'ossessione dei tagli alla spesa pubblica, la mercificazione del lavoro era entrata in me.
Il male è dentro di me. Maledizione.

13 commenti:

  1. Il primo passo per la guarigione è il riconoscersi ammalati.
    Viviamo immersi in realtà positive e realtà negative, le respiriamo e le assorbiamo attraverso la nostra vita. È necessaria una continua attenzione per depurarsi dalle scorie che abbiamo assorbito.
    Riconoscere che il male è penetrato in noi è il primo e necessario passo per iniziare ad espellerlo.
    Non abbattersi ma esser contenti di averlo 'beccato'.
    Pace e benedizione
    Julo d.

    RispondiElimina
  2. La tua analisi mi sembra esagerata... non sarà solo deformazione professionale? Ti occupi di conti del personale?
    Io per esempio vedo energia sprecata ovunque...
    :)

    RispondiElimina
  3. P.S. e non prendo l'ascensore e quando vedo persone sane farlo penso a tutto quel lavoro (nel senso fisico del termine) per spostare su di qualche metro un corpo dotato di un motore interno (=gambe), lo stesso mi capita con l'auto... quintali in moto per spostare 50-60 kg...
    poi mi dico che sono senza pietà...

    RispondiElimina
  4. No, non mi occupo di conti del personale. Sì ho un po' esagerato nel raccontarlo così però mi ha colpito l'automatismo con cui mi è venuta in mente questa considerazione E non è la prima volta.

    PS nemmeno io prendo mai l'ascensore. Non penso all'energia ma ai soldi che la gente spende per andare in palestra per poi non fare una rampa di scale. Un controsenso, secondo me.

    RispondiElimina
  5. io non prendo l'ascensore perchè non mi piace finire rinchiusa in una scatola mobile!
    quanto al tuo pensiero, beh, capita a tutti prima o poi, siamo talmente abituati a sntir parlare di tagli fannulloni ecc ecc che ci ritroviamo condizionati ad oltranza, purtroppo ...
    un saluto e buona domenica

    RispondiElimina
  6. Dico spesso, scherzando, che a volte mi passano per la mente opinioni che non condivido.
    In effetti ogni tanto può succedere di avere pensieri negativi che non ci corrispondono, dovuti alla naturale osmosi tra noi e il mondo che ci circonda.
    Non essere così severa con te stessa: hai formulato un pensiero oggettivamente giusto per quel preciso momento (cinque impiegati per tre clienti non potrebbe reggere se fosse la norma). I tagli alla spesa pubblica non sono una soluzione, ma la distribuzione intelligente del personale, senza toccare posti di lavoro, sì.
    Buona serata.
    Dolores

    RispondiElimina
  7. Sì, direi proprio che accade così, senza accorsi ci si ritrova a pensare o dire cose che non sono nostre - o perlomeno non solo nostre - ed è difficile restare immuni dai tanti ritornelli suonati a tutte le ore...

    RispondiElimina
  8. scusa Arte, ma probabilmente esageri. Forse dovremmo essere meno ideologici e pensare che un paese per funzionare deve creare ricchezza e non parassitismo, dove c'è e penso che ce ne sia ancora molto ed in molti luoghi. Creare ricchezza vuol dire redistribuire in servizi, qualità della vita, benessere diffuso.

    RispondiElimina
  9. La mia esperienza "postale" è generalmente opposta (idem con gli sportelli trenitalia della mia cittadina): personale all'osso e code sempre. E allora io sempre faccio il pensiero opposto al tuo: ma guarda tu se per risparmiare all'osso dobbiamo ridurci così...

    Quindi non mi preoccuperei che "il male" abbia fatto capolino dentro di te (per quanto mi trovi molto d'accordo con la premessa del tuo ragionamento): trattasi di sano cinismo e conoscenza del mondo.
    ;-)

    RispondiElimina
  10. Le sollecitazioni che riceviamo ci inducono a riflessioni, tutto qui, non c'è nulla di male! Il male non è dentro di noi: è intorno a noi. Con lucidità dovremmo esserne influenzati quel tanto che basta per essere accorti, ma non dobbiamo pensare come gli altri, conta il nostro pensiero: è importante saper discernere.
    Buona domenica
    un caro saluto

    RispondiElimina
  11. Ma io credo che in quello che hai sentito non ci sia solo il male. Occupazione non vuol dire "occupazione a tutti i costi", ma uso del lavoro in modo utile. In certe ore per esempio ci sono file enormi con pochi impiegati, quindi... Ci sono settori scoperti di personale. Modi per "occupare" in modo proficuo la gente ce n'è eccome.
    grazie per la tua attenzione

    RispondiElimina
  12. Chiariamo: il mio accostamento era senz'altro provocatorio. E' chiaro che l'ottimizzazione delle risorse e' un "bene" e non un "male". Ma quello che volevo sottolineare e' che il tartassamento sui tagli alla spesa pubblica, sul fatto che gli stipendi sono un costo che va abbattuto il piu' possibile penetra in noi in modo cosi' capillare e inconsapevole che ci condiziona.
    Rimanendo sull'esempio dell'ufficio postale, in certi piccoli paese esso rappresenta un presidio dello Stato, una presenza che rassicura ed un punto di riferimento che va al di la' del servizio di per se'. (Analogo discorso vale per le piccole scuole di montagna o per i musei e le biblioteche poco frequentate). Quindi secondo me la logica "non hai da fare"="non servi" va vista un po' con discernimento. Va data importanza anche al semplice fatto che un servizio ci sia oltre al fatto "che serva".
    Federico Rampini da Augias faceva l'esempio del Giappone dove davanti ai grandi magazzini ci sono ancora ragazze che fanno l'inchino ai clienti che entrano. Quale minore utilita'! Eppure non si puo' dire che il Giappone non sia un paese capitalista.

    RispondiElimina
  13. Dammi le coordinate di quell'ufficio postale, che forse faccio prima a venire a Firenze che aspettare il mio turno a quello vicino a casa...

    RispondiElimina