giovedì 14 ottobre 2010

Protesta funzionale al ministro

So che suona irriverente pensarlo, ma, come d'autunno cadono le foglie, così in questa stagione si occupano le scuole. La protesta che gli studenti stanno portando avanti in questi giorni, pur partendo da motivazioni sacrosante, suona purtroppo come rito stanco. Basti notare il silenzio assordante dei media.
Anche il liceo dei miei figli è occupato. Sabato scorso hanno fatto un'assemblea dove la mozione a favore dell'occupazione con blocco della didattica (l'alternativa era l'autogestione con possibilità per chi voleva di andare in classe) ha vinto di pochissimi voti.
Da un lato li posso capire: chi come mio figlio piccolo è passato quest'anno al liceo vede di buon occhio l'idea di una insperata settimana "libera" mentre a chi gli anni passati ha occupato facendo parte della "truppa" non pare vero quest'anno di vestire i panni dei leader.
In realtà, secondo quanto mi raccontano i miei figli, a scuola in questi giorni c'è una piccola minoranza di ragazzi che passano il tempo leggendo gli articoli di giornale e giocando a carte (per tacere su altre attività meno presentabili). La maggior parte, come i miei, ne approfitta per dormire di più la mattina. Ha senso tutto questo? A volte mi sento un po' matusa e mi faccio delle remore ad esternare tali dubbi. Oggi però ho letto il comunicato che la sezione CGIL del liceo (quindi alcuni loro insegnanti) ha divulgato e mi sono rincuorata perché riporta proprio quello che pensavo io con qualche elemento in più su cui riflettere.
Dopo un preambolo in cui si ribadisce la forte critica e preoccupazione per l'attacco alla scuola pubblica da parte dell'attuale governo, il comunicato prosegue:

Purtroppo invece anche quest’anno nel nostro liceo si ripete un rito stanco e deresponsabilizzato, quale l’occupazione, che soddisfa un bisogno di socializzazione, di contrapposizione al mondo adulto, di autonomia adolescente, che però non sa produrre altro che un ribellismo incapace di confronto, non solo coi lavoratori della scuola, ma anche tra gli stessi studenti. La prima assemblea di sabato 9 ottobre ha infatti visto gli studenti spaccati a metà tra favorevoli all’autogestione e fautori dell’occupazione con blocco della didattica ed addirittura dell’accesso. Dopo una conta, che ha visto prevalere di misura la seconda posizione, nonostante la disponibilità al dialogo manifestata dalla dirigenza e da alcuni insegnanti, un gruppo di studenti ha preferito andare allo scontro con insegnanti ed ATA e, a suon di spintoni, occupare l’edificio. [...]
Questo tipo di protesta chiude tutti in un angolo ed è funzionale al ministro, che ha così la possibilità di dimostrare quanto sia tollerante nei confronti degli oppositori, ma anche quanta pochezza ci sia nelle proteste degli studenti. Il non prenderle neppure in considerazione, da parte delle forze dell’ordine e degli uffici scolasti regionali, va messo a confronto con la violenza istituzionale usata invece per sciogliere pacifiche manifestazioni di cittadini o lavoratori, magari anche autorizzate.

La Gelmini sa infatti che, lasciata sfogare la protesta di questa settimana, tutto tornerà come prima, con le assemblee d’istituto da 20 studenti, consigli d’istituto senza rappresentanti degli alunni, mai nessuna richiesta di discutere di ciò che sta accadendo. Tutto questo da anni impedisce anche lo sviluppo di un movimento di vera opposizione che faccia crescere la consapevolezza culturale, politica e civile nelle nuove generazioni.
In questo senso va anche interpretata la “tolleranza” delle istituzioni verso le occupazioni e la relativa interruzione di pubblico servizio, in un momento in cui, invece, ben altre risposte hanno avuto pacifiche manifestazioni civili e sindacali, sciolte a manganellate.

9 commenti:

  1. Be'. Parlo io che sono geneticamente asociale.
    Qualunque tipo di protesta e' buona, l'importante e' che ci sia protesta, perche' se non ci fosse significherebbe che si accettano passivamente le condizioni imposte dal governo. Che' bisognera' accettarle lo stesso, ma almeno si esprime il proprio dissenso.
    Rimarrebbe, seguendo il tuo ragionamento, il fatto che non si discute sulle modalita' della protesta. Certo ogni forma di contestazione violenta e' sbagliata, ma perche' e' sbagliata la violenza, mica perche' e' sbagliata la contestazione! Si puo' discutere sui metodi, ma mi pare che sia piu' importante in questo momento discutere sulla riforma Gelmini. E che cosa c'e' da discutere tra studenti? Io non ne sono sicuro, ma mi pare che riguardo al problema la pensino un po' tutti nello stesso modo.

    Il fatto che poi la contestazione venga strumentalizzata mi pare in ogni caso scontato, ma credo che valga comunque la pena di contestare per dimostrare di non accettare passivamente.
    Tanto di cappello agli studenti, quindi, compresi quelli che spintonano, e compresi anche i tuoi figli che come contestazione si limitano a dormire un poco di piu' (io probabilmente farei come loro).

    Io sono asociale, ma mi chiedo che senso ha auspicare la nascita di "un movimento di vera opposizione" che poi non ha gli strumenti per far crescere "la consapevolezza culturale"...

    In altre parole se io fossi uno studente, protesterei senza aspettarmi che cio' servisse a qualcosa.

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  2. Io mi divertivo sempre un monte quando si faceva occupazione :-)

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  3. NOn è vero che ogni protesta è buona. I ragazzi stanno perdendo preziosi giorni di scuola e lo sconteranno perchè i prof dovranno correre con il programma e con le interrogazioni. Inoltre la scuola, il cui bilancio è già alla canna del gas, dovrà trovare i soldi per la pulizia straodinaria e per riparare i danni (speriamo lievi).
    Mi sembra come quello che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie.
    L'occupazione ha un senso se fa parte di un movimento grande, partecipato, che fa notizia. Non se li sta filando nessuno.
    Se poi si fa per fare festa (vedi Heike) allora diciamolo. La Gelmini è contenta.

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  4. nel mio ricordo l'occupazione d'autunno era solo un modo per sciogliere la tensione dei primi mesi di scuola e divertirsi qualche giorno.
    (p.s. io non ho mai partecipato ma ero più vecchia degli altri e mi sembrava letteralmente una cacata)
    cmq secondo me non ci dovrebbe essere. se occupi un luogo pubblico, blocchi le lezioni anche per chi a scuola ci vuole andare, fai danni(!) a cose di tutti, devi avere una seria ragione. il fatto che un reato sia ormai solo una vacanza autunnale non mi sembra formativo. il fatto che le istituzioni ogni anno diano il contentino mi sembra pessimo.
    mi pare tipo panem e circensem (o com'era), intanto l'occupazione ha perso completamente la sua capacità di mandare un messaggio (qui le fanno ogni anno ma non esce quasi più sul giornale...)

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  5. Sai, ho l'impressione he tutto si svolga come un rituale. I ragazzi riproducono modi vecchi di contestare e forse (non tutti) ne hanno perso il senso. Manca quello slancio creativo che aveva contraddistinto nel bene e nel male gli anni 70.
    Io conosco però giovani che si stanno dando da fare, ma stanno cercando le loro strade. Vedremo. Questi sono tempi di riflusso, ma la storia a volte prepara svolte inaspettate. Chi aveva previsto il 68? o altri momenti storici?
    Un abbraccio

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  6. Uhm... credo sia vero un po' tutto quello che si dice, ma l'alternativa cos'e'? Non protestare?

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  7. No, Dario, ma bisogna trovare altre forme possibilmente con gli altri soggetti interessati (genitori ed insegnanti). Forum sul tema con interventi di soggetti esterni, interventi alla radio, lezioni in piazza, manifestazioni originali per attrarre l'interesse dell'opinione pubblica (mia nipote per esempio ha partecipato ad un flashmob in un centro commerciale di cui ha parlato la cronaca locale), anche banalmente uno striscione sulla scuola, insomma qualcosa si cui si parli ma che non penalizzi i ragazzi. E poi insomma le idee le devono mettere loro che sono giovani.

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  8. Un flashmob? E che diavolo e' un flashmob?

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  9. Da Wikipedia:
    "Con il termine flash mob (dall'inglese flash: breve esperienza o in un lampo, e mob: folla) si indica un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo."

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