giovedì 23 febbraio 2012

Il fascino del cattivo

La notte, quando mi sveglio, spesso fatico a riaddormentarmi e allora il pensiero vaga per strade tutte sue. Stanotte pensavo a quanto si sta appassionando mio figlio per la serie "Romanzo criminale", che Italia 2 sta riproponendo in questo periodo. Io ne ho visto solo un pezzetto ma non mi ha entusiasmato. Proverò, appena ci sarà l'occasione, a vedere il film di Michele Placido. La storia, tratta dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, si ispira alla banda della Magliana, ragazzi di borgata che fanno il salto di qualità buttandosi in traffici illegali più grossi.
Sulla banda della Magliana mi ricordo di aver visto l'estate scorsa una puntata di Blu Notte che era fatta molto bene ma (forse perché l'ho vista prima di andare a letto) mi mise addosso un'inquietudine tale da provocarmi anche quella notte grosse difficoltà di addormentamento. Perché hanno tanto successo le gesta di questi delinquenti?
Ne parlavano di recente in una puntata di Fahrenheit citando il grande successo che ha avuto questa serie (250.000 spettatori a puntata) seguito dall'uscita di gadget destinati ai ragazzini (T-shirt, applicazioni per i telefonini dove si può giocare a biliardo con i membri della banda, CD con la compilation criminale, post-it a forma banconote insanguinate, fiches per giocare a pocker con la scritta "Romanzo criminale"). C'è il pericolo di rendere il crimine allettante e di fare di questi delinquenti degli eroi? Secondo Massimo Lugli, giornalista di cronaca e scrittore che si occupa da anni di criminalità, la banda della Magliana è un po' un'eccezione e il suo fascino sta nel fatto che si tratta di ragazzi di borgata che tentano il colpaccio e decollano, un po' come "Quei bravi ragazzi" di Martin Scorsese. Con il nome delle 'ndrine calabresi, molto più potenti e feroci della banda della Magliana, nessuno si sogna di fare gadget.
D'altra parte il fascino del cattivo senza scrupoli sta anche alla base di quell'inquietante videogioco che piace all'altro mio figlio e che si chiama G.T.A. (Grand Theft Auto), dove i protagonisti sparano continuamente, fanno rapine e omicidi, ecc. Siamo stati a lungo titubanti io e mio marito quando ce lo ha chiesto. "Ma cosa credete, che dopo aver giocato a GTA diventi un deliquente? Lo so benissimo che quelle cose non si fanno!" rassicurava mio figlio. In effetti, pensandoci bene, alla fine la "moda" è passata presto e se c'è un gioco che lo fa innervosire non è certo G.T.A. quanto perdere le partite di Pro Evolution Soccer.
Io però questo fascino del criminale continuo a non capirlo. Sarà che da anni faccio il tifo per poliziotti e magistrati. Insomma mi sento più dalla parte dello sceriffo, tanto che, quando ho visto a Presa diretta il servizio sui Carabinieri che entravano nelle ville con i rubinetti d'oro e arrestavano i trafficanti di droga (ne parla anche la succitata puntata di Fahrenheit), mi sono esaltata a tal punto da sognare di lavorare per la squadra "catturandi" della mobile di una grande città. Ognuno ha le sue perversioni.
Sempre seguendo il filo dei pensieri notturni, ho letto giusto di recente su "Fratelli di sangue" di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso che gli 'ndranghetisti usano mettere accanto ai neonati un coltello e una grossa chiave. Se il bambino allunga le mani verso il coltello sarà un "uomo d'onore", se tenta di afferrare la chiave sarà uno "sbirro". Mi chiedo cosa avrei afferrato io se mi avessero fatto questo test da piccina.

1 commento:

  1. Vorrei evidenziare anche che se non si finisce ad "invidiare" od "emulare" le gesta di tali criminali, rimane inconsciamente cmq (specialmente per i giovani) quel modo di fare egoistico e pieno di pericolose "scorciatoie" giustificate per raggiungere i propri scopi. Insomma, secondo me, anche se non si raggiungono tali estremismi, qualche strascico di non-educazione c'è...

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