martedì 15 marzo 2016

Noi siamo i nostri ricordi


Mio padre è affetto da Alzheimer. Per fortuna, è ancora all'inizio della malattia e sta bene fisicamente ma la sua memoria è sempre più labile. Fa impressione toccare con mano come le cose e gli eventi non restino nella sua mente. Lui sembra prenderla bene, almeno in apparenza, ma dentro di sé chissà.
Giorni or sono mi diceva: "Io vivo del presente. Non mi preoccupo né del prima né del dopo. Mi basta star bene nella mia piccola quotidianità. Non mi interessa altro." Sì, peccato però che, appena perde di vista mia madre, sembra un bambino abbandonato. 
E' triste quando provo a ricordargli qualche episodio di quando eravamo piccole e lui non ricorda. Penso che sia un po' come morire piano piano perché in fin dei conti noi siamo i nostri ricordi.
Lo conferma anche Pierdante Piccioni, medico, autore del libro "Meno dodici" nel quale racconta che, a seguito di un brutto incidente, si è risvegliato con dodici anni completamente cancellati dalla memoria. Nella sua intervista a Fahrenheit Radio 3, Pierdante Piccioni racconta, anche con spirito e autoironia, le difficoltà incontrate a causa di questo trauma e il suo faticoso ma caparbio ricostruire il pezzo della sua vita che gli manca.
"Mi sentivo un marziano, fuori tempo e fuori luogo."
"Ora riempio i file ai quali non ho accesso con quello che dovrò fare. Ho un sacco di interessi e di passioni. Sto riempiendo di prospettive il buco che mi manca." 
"I miei familiari e i miei amici mi hanno riempito di ricordi indotti tanto che ho quasi ricostruito tutto, ma mi mancano le emozioni per le quali darei dodici anni della mia vita." 
Davvero impressionante.

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