lunedì 15 gennaio 2007

La morale del "chissenefrega"

Sono atea convinta. La mia morale è laica ma forse il messaggio di base del Cristianesimo ha permeato tanto la mia coscienza da guidarmi come un faro. Il principio che guida il mio comportamento è: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, rispetta gli altri come te stessa (non importa "amare", basta e avanza "rispettare"). A me sembra semplice e naturale, eppure mi guardo intorno e a tutti i livelli non vedo altro che egoismo ed indifferenza. Di cattiveria ce n’è ma, devo dire, non è quella che guida la maggior parte delle persone. Più che altro è l’egoismo ed l’indifferenza.
Cammino per strada e non posso fare a meno di notare quello che la gente butta in terra. Mi immagino già che il motivo sia “chissenefrega, tanto c'è chi pulisce”. Perchè ai bordi di una strada si trovano pacchetti di fazzoletti di carta o di sigarette vuoti buttati? Costerebbe tanto rimetterli in borsa o in tasca e buttarli al primo cestino disponibile? Perchè in casa propria nessuno butterebbe nulla in terra e fuori, nella casa di tutti, si'? Meglio ancora quelli che dicono: “Con le tasse che pago, ho diritto a buttare per terra quello che voglio ed ad avere la strada pulita”. Ma che bravi!
Sul posto di lavoro: la prima preoccupazione dei miei colleghi è di non dover fare niente che possa essere fatto da qualcun altro. "C'è una cosa in più da fare? L'importante che non venga data a me! Perchè proprio io? Perchè non lei/lui che ha molto meno da fare?" E’ vero che, per chi svolge un lavoro impiegatizio, non ci sarà mai un compito talmente gratificante e divertente da essere anche appetibile, ma se c’è una necessità significa che a qualcuno quella cosa sarà utile.
Egoismo anche in casa. Tutte le volte che chiedo ad uno dei miei figli di fare qualcosa la risposta standard è: "Perchè lo devo fare proprio? Perchè non lo chiedi a lui?"
Egoismo anche nei confronti del pianeta ed di chi lo abiterà in futuro. Chi prende l'auto anche anche quando potrebbe benissimo andare a piedi o in bus (“chissenefrega dell'effetto serra, basta che il mio deretano venga trasportato!”). Chi non spenge mai le luci dalle stanze vuote in ufficio (“chissenefrega, non la pago mica io la bolletta!”). Chi, non solo non fa la raccolta differenziata dei rifiuti, ma butta le cose più assurde nei cassonetti della carta o dell'organico. Chi ammassa rifiuti ingombranti sui marciapiedi (“chissenefrega se danno noia, l'importante è liberare casa mia!”).
Ecco prepotente il senso di solitudine (vedi post "Perche' scrivere un blog?"). Mi vergogno quasi di confessarlo: mi piace lavorare, mi piace fare, provo piacere nell’essere utile agli altri. Certo anch’io ho le mie preferenze sui compiti da svolgere, ma ogni lavoro che concludo mi dà una particolare soddisfazione a cui non rinuncerei. Certo, anch'io sto meglio lontano dall'ufficio, a casa, oppure, ancor meglio, a fare due passi. Ciò nonostante detesto stare senza far niente. Parafrasando un detto, per me “molto lavoro, molto onore”.
Non si fa che sentire allarmi sulla sorte del pianeta ed allora per me è normale fare tutto il possibile per non usare l’auto o il motorino. Dove posso arrivare a piedi o in bicicletta, lo faccio. Fa bene al pianeta (ed anche alla mia salute).
Quando sento i dati della mole di rifiuti che noi dei paesi del benessere produciamo a testa tutti i giorni, mi sento in colpa verso quelli che verranno. Penso che il segno del mio fugace passaggio sulla terra non sarà purtroppo nè un opera d’arte, nè un edificio, né il nome di una strada, ma solo una gran massa di rifiuti. Ed allora mi impegno a far sì che questa massa sia la più piccola possibile (vedi le famose quattro R) perchè mi metto nei panni di chi verrà dopo di me.
Purtroppo (per me) non riesco a non notare i tanti episodi di inciviltà, di mancanza di rispetto, di menefreghismo che la gente semina con disinvoltura. Raramente trovo qualcuno che condivide questi miei sentimenti. Forse dovrei andare a vivere su altro pianeta.

2 commenti:

  1. Noooo, dai, se vanno a vivere su un altro pianeta anche le persone come noi, che speranza c'è di salvarlo - per quei pochi milioni di anni che ancora dura?:-)
    Condivido quel che scrivi. Ogni santo giorno soffro per l'indifferenza ed il disprezzo verso gli altri e verso le cose che appartengono a tutti: io credo che il mondo inizi a raddrizzarsi partendo dalle piccole cose e dall'impegno individuale, senza aspettare che venga un "conducator" a salvarci. E non c'è neppure bisogno di una ideologia complessa, per essere migliori, basta spesso quel che si chiama "caro vecchio buonsenso". E l'idea che - appartenendo tutti alla stessa specie - sarebbe opportuno non fare agli altri quel che non vorremmo fosse fatto a noi.

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  2. Evviva: il primo commento su questo post. Ci tenevo tanto!

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