mercoledì 28 febbraio 2007

Civil servant

Come dipendente della pubblica amministrazione, per qualcuno, faccio parte di quella categoria che rappresenta uno dei mali che affliggono l'Italia. Forse quel qualcuno non ha tutti i torti.
So che la situazione del mio ente non è tra le peggiori. Gli sprechi ci sono, l'accidia è diffusa tra i dipendenti, i capi non sanno gestire il personale. Sono sicura però che in ambienti più grandi la situazione sia di gran lunga peggiore.
Comunque sia non capisco perchè l'essere umano, se non è minacciato dalla paura del licenziamento o comunque da conseguenze personali spiacevoli, se ne debba approfittare, anzi, chi non ne approfitta viene guardato come un essere anormale. A chi è che durante l'orario d'ufficio non scappa una telefonata personale a casa, un mail personale, una sbirciatina su internet? Ma da qui a fare salotto impudentemente o a dilatare la pausa pranzo dalla mezz'ora prevista alle due ore effettive, o ad organizzare gite e cene con gli strumenti di comunicazione dell'ente, o a fotocopiare libri interi per uso scolastico dei figli, salvo poi pretendere fino all'ultimo sporco diritto, ce ne corre.
Se penso che in inglese "pubblico impiegato" si dice "civil servant", mi accorgo che in italiano di "servant" non se ne parla proprio ma siamo lontani anche dal "civil".
E' vero che il dipendente pubblico è poco motivato. Spesso non c'è nessuna differenza di trattamento (e non solo economico) tra chi fa il suo dovere con scrupolo e chi tira a campare, a far meno possibile, tanto poi il 27 si riscuote tutti in egual misura.
La meritocrazia presta il fianco ad ingiustizie, favoritismi e clientelismi ma l'appiattimento porta alla morte civile del dipendente pubblico e della baracca di cui fa parte.
Non ho ricette in merito. Anzi, questa volta in particolare butto la bottiglia e aspetto che qualcuno la raccolga...

1 commento:

  1. che dire? come sempre hai ragione, ma basta un po' di buon senso e obiettività.
    Anch'io, prima di laurearmi, ho lavorato nel pubblico, e poi in famiglia ne ho tanti, un po' la situazione la conosco.
    Una volta, da brava figlia e nipote dei servitori della società sognavo di esserlo anch'io, mi pareva una cosa meravigliosa e non per le tutele che offre, ma proprio per quell'idea di lavorare per il benessere di tutti. Poi ho capito come funzione... e per il momento arranco nel privato e non ho tentato un concorso.
    Anche perchè credo che non sopravviverei, come mio marito che da un ente grosso è letteralmente scappato con altri... troppa voglia di fare... incredibile, eh?

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