giovedì 25 settembre 2008

Noi non abbiamo paura

La senti? Quella stretta che sale dallo stomaco fino a chiudere le vene nel cervello? Quello sbalzo di pressione nello sterno che ti fa voltare mentre cammini da solo in una splendida notte estiva? Quell'istinto indotto che ti fa guardare storto il ragazzo che passa dall'altra parte della strada. E' la paura. La senti?

Eppure fino a ieri non la sentivi, non ne sentivi alcun bisogno. Eppure è lì, e non sai com'è nata nella tua testa. Fino a ieri non avevi paura di camminare per strada, non avevi paura di offrire da accendere a qualcuno alla fermata del bus, non sceglievi quale strada percorrere in base alla presenza di un lampione. Invece adesso capita. Ma è cambiato qualcosa? Qualcosa di cui non ti sei accorto e che ha fatto nascere la paura?

No. La verità è che non è cambiato niente. La verità che i ritornelli rimangono in testa molto di più che i ragionamenti. La verità è che è difficile spiegarti perché vivi peggio se non per colpa di qualcuno per strada. La verità è che la paura non ti serve. Serve a qualcun altro.

Allora il punto è proprio questo. Perché dovresti aver paura? Cos'hai da perdere? Cos'hai che qualcuno ti vorrebbe portare via? Niente. Allora forse la paura serve a renderti codardo, a renderti malleabile, a farti accettare quello che non accetteresti a mente fredda. La paura è una merce di scambio: io mi prendo la tua paura, ma tu mi regali la tua libertà e la tua dignità. Un tre per due taroccato in cui ci rimetti solo tu.

Noi non abbiamo paura. Non abbiamo paura perché sappiamo vedere la verità nelle strade e nelle persone intorno a noi. Non abbiamo paura perché non vogliamo arrenderci. Non abbiamo paura perché abbiamo spento la televisione e abbiamo ricominciato a parlare. Non abbiamo paura perché di paura si nutre il potere. La paura ti mangia il cuore e ti spegne il cervello.

Noi vogliamo avere coraggio. Perché quando ti raccontano che tutto è finito, che sei circondato dalla ferocia, dalla crudeltà e dalla follia, dalla notte, la verità è che c'è sempre un po' di luce, una fioca stella che illumina anche il cielo più oscuro. Noi non abbiamo paura della nostra vita, abbiamo paura della vita che vorrebbero per noi, dell'odio che spargono per confonderci le idee, della nebbia che impedisce di riconoscere il tuo simile e che facilita il compito ai veri carnefici.

Non è difficile. Basta aprire gli occhi. E guardare dritto davanti a sé.
Fino all'orizzonte.


(Per gentile concessione: Collettivo Autistici-Inventati
http://www.inventati.org
http://www.autistici.org )

15 commenti:

  1. Bellissimo, semplicemente bellissimo. E' quello che cerco di far capire a JJ ogni volta che esco e lei dice "Oddio, con tutto quello che si sente...". Non possiamo chiuderci a casa in chiave, non possiamo rinunciare a vivere la nostra vita, a frequentare i nostri amici, ad avere pieno possesso di tutta la nostra città, da Campo de Fiori a Tor Lupara. E per farlo dobbiamo buttare fuori la paura che goccia a goccia ogni giorno ci istillano.

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  2. Che forza che da' questo pensiero, grazie di averlo postato.
    Dona

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  3. "Senza la mia paura mi fido poco". La paura è inevitabile: ma è la paura in sé che ci rende ciò che siamo. La paura è ciò che più ci aggrada, perché essa dà assuefazione al nostro respiro; rende libera l'aria che respiriamo, ci permette di andare avanti in un mondo nel qual il nuovo ed il diverso sono osteggiati e respinti.

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  4. Diceva Tagore:"Proiettano la propria ombra dinanzi a sé coloro che si portano la lampada a tergo"
    ( Abbiamo tante televisioni alle nostre spalle)

    Sileno

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Bel post, brava.
    Si tratta di una paura diversa... noi abbiamo paura, ma sappiamo identificare esattamente colui di cui abbiamo paura. Non dobbiamo guardarci intorno con sospetto.

    Proprio ieri ho visto sul TG2 un piccolissimo stralcio di una intervista ad un sociologo. Diceva che le nostre paure sono diverse da quelle dei nostri nonni, perche' loro avevano ben chiari i loro problemi, noi, con il dilagare del terrorismo, abbiamo paura di qualcosa che puo' avvenire, senza alcun preavviso, da un momento all'altro.

    Boh... saro' incosciente io, ma io 'sta paura non ce l'ho proprio.

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  7. "Le masse popolari sono incoerenti, piene di riottosi desideri, passionali e imprevigenti delle conseguenze; devono essere riempite di paura per tenerle a bada. Per questo gli antichi ben fecero ad inventare gli dei e l'idea della punizione dopo la morte. "
    (Polibio)

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  8. Gia'...
    Ho sempre pensato che superare il bisogno di Dio equivalesse a superare il bisogno delle Paure di cio' che Lui potesse procurarci.

    ...evidentemente no, visto che abbiamo bisogno di altre paure.

    :-) personalmente, come Artemisia sa, ho paura di cadere dai luoghi alti e non protetti. Qualcosa di simile alle vertigini.

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  9. Il cambio, qualsiasi cambio fa paura, così come lo sconosciuto. L'uomo ha ancora dentro di sé la memoria storica del passato, di quel buio passato che lo induce a camminare per strade sicure, a non abbandonare mai ciò che sa per ciò che non sa... e allora basta alzare gli occhi, svincolarsi e avanzare sicuri, tanto nulla accadrà se non quello che ci servirà per fare esperienza.

    Rino, in ogni caso.

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  10. Complimenti! Hai scritto delle righe degne di un filosofo. Mi piace il tuo stile, le tue riflessioni profonde. Hai ragione a dire che vogliono imprimerci più paura: le notizie che diffondono sono quasi sempre di cronaca nera. Hai fatto caso alle tragedie familiari? Da quando ce le comunicano via etere, sono aumentate. Ho l'impressione che i fuorviati emulino gli assassini sentendosi poi degli eroi. Basta con queste notizie: davanti allo schermo ci sono tutti normali e non, e purtroppo bambini soli ed adolescenti vulnerabili. Che ci informino di più sulla bellissima cronaca bianca, chissà che non emulino questa!
    Buona domenica,
    Annamaria.

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  11. Molto bello quello che hai postato... Anche su questo dovremmo fermarci. Giulia

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  12. Che strano, io ricordo di aver sempre avuto paura, soprattutto la sera quando uscivo con le mie amiche e tornavo tardi la sera da sola.Abitando in un quartiere malfamato e pieno di tossici una volta che uscivo dalla macchina e mi avviavo verso il cortile buio e chiuso mi muovevo come una lepre braccata dai cani,ogni ombra poteva essere potenzialmente pericolosa finchè non mi chiudevo la porta di casa alle spalle.

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