lunedì 12 luglio 2010

Viaggio tra i rifiuti

"Il primo passo è il tuo", recita lo slogan della Revet, la società di Pontedera che raccoglie e seleziona migliaia di tonnellate di plastica, vetro, tetrapak, acciaio e alluminio per 235 comuni toscani.
Ormai, grazie al bombardamento pubblicitario, nessuno si stupisce più sentendo che con 100-200 tappi a corona circa si può ottenere una chiave inglese o con 1000-1500 scatolette di tonno circa il telaio di una bicicletta o con 37 lattine una caffettiera. Vale comunque la pena di ascoltare la puntata di Questioni di stile di Controradio sulla Revet e l'intervista al presidente di questa società, Valerio Carmassini, perchè si apprendono alcune cose interessanti.
Per esempio, che non è così banale fare di queste tonnellate di rifiuti una materia prima. Mentre l'alluminio è sempre richiesto perché costoso a prodursi, il vetro non si piazza bene, sia perché il suo impiego sta diminuendo, sia perché è difficile fare una raccolta di qualità. Mentre con la plastica delle bottiglie e dei flaconi si riescono a fare molte cose, il cosiddetto plasmix (cioè la plastica morbida, quella dei sacchetti e degli imballaggi per intendersi) rappresenta la frazione più critica da impiegare ed è anche purtroppo quella in maggiore aumento.
Il presidente della Revet lamenta il fatto che l'attenzione di tutti, dal decreto Ronchi ad oggi, si è concentrata sulla raccolta differenziata, cioè sul primo anello del riciclo, e si sono pressoché ignorati gli anelli successivi. Anche qualora raggiungessimo l'eccellenza nella raccolta, bisogna che questi materiali tornino a ridiventare prodotti e su questo punto, in termini di ricerca e di incentivazione, abbiamo ancora molta strada da fare. Per esempio ci sono leggi che obbligherebbero gli enti pubblici (e non solo) ad acquistare questi prodotti ma esse sono pressoché disattese vanificando lo sforzo della raccolta. La ricerca sui materiali spesso è solo annunciata. In Italia non viene mai pubblicizzato il fatto che un prodotto sia fatto con materiale riciclato e ci sono ancora resistenze ad acquistare questi prodotti come se il fatto di derivare dai rifiuti volesse dire che sono una cosa sporca.
I comuni, denuncia sempre il presidente della REVET, spesso vivono in modo dissociato questo aspetto: mentre gli assessori all'ambiente spingono verso la raccolta differenziata, gli economi non acquistano prodotti riciclati.
Mi piacerebbe prima o poi fare una visita a questo impianto. Nel frattempo un'idea di questa complessa attività ce la possiamo fare con questo video.

4 commenti:

  1. Sono molto sensibile alle raccolte differenziate, cercare di fare qualcosa per l'ambiente anche se qua a Roma fanno di tutto per "ostacolarti" cioè invece di vederla come una fonte di investimento, la vedono come un obbligo, una cosa superflua da fare... infatti rispetto ad altre parti, siamo fermi ancora alla sola raccolta di vetro/plastica (insieme), carta e stop.
    Ho visto ad esempio che nella vicina Svizzera, sono arrivati a differenziare addirittura fino a 13 elementi diversi!! Così mi sembra magari eccessivo, ma ciò fa riflettere su come siamo indietro anche concettualmente rispetto al resto del mondo.

    RispondiElimina
  2. Uhm... bel post!

    C'e' una cosa a cui pensavo, che va un poco fuori tema, ma te la dico lo stesso ;-)

    Secondo me, dove la raccolta differenziata non funziona molto bene (come ad esempio il mio piccolo paesino di montagna), il problema e' le regole per la differenziazione. Ci sono cose che non si capisce davvero se e come possono essere differenziate. Non lo capisco nemmeno io che e' da mo' che rompo le scatole a tutti, figuriamoci la nonnina che per tutta la vita e' abituata a non farla proprio, la raccolta differenziata.

    Sarebbe sufficiente che queste regole fossero comuni su tutto il territorio nazionale (alla fine credo che le tecnologie per riciclare siano le stesse, e quindi che la differenziazione possa essere ricondotta a regole comuni), e poi magari stampigliare su ogni confezione di prodotto il cassonetto di destinazione. Bollino verde -> cassonetto verde per il riciclo del vetro, bollino giallo -> cassonetto giallo per la plastica, bollino nero -> impossibile da riciclare e cosi' via...

    Nella discarica del mio paesino ogni tre per due cambiano le regole per il riciclaggio del tetrapack, per esempio. Questo confonde un po' le idee, e finisce che il tetrapack lo si butta nell'indistinto.

    RispondiElimina
  3. Hai ragione, Dario, non c'e' coordinazione ne' abbastanza informazione in questo senso. Anch'io che sono una fissata non sono affatto sicura di come differenzio. Sicuramente sbaglio qualcosa.

    RispondiElimina
  4. la raccolta differenziata è croce e delizia di ognuno di noi. Noi facciamo montagne di carta, plastica e vetro ma spesso capita che il punto di raccolta sia lontano, oppure il contenitore pieno. Insomma c'è poca motivazione mentre fare raccolta differenziata, oltre che un segno di civiltà, dovrebbe essere facile. Per di più non c'è ancora chiarezza su come farla questa raccolta; da noi ad esempio, non si raccoglie l'alluminio, materiale che invece, come dici anche tu, è prezioso. Insomma siamo ancora molto indietro e non si è ancora capito bene quanto importante invece sia questa cosa.

    RispondiElimina