giovedì 6 gennaio 2011

Anche il creativo ha da sudarsela

Anna Maria Testa, con quel suo modo di parlare professorale bocconiano, non mi ispira grande simpatia. Tuttavia ho trovato spunti interessanti nella sua intervista a Fahrenheit Radio 3 sulla creatività.
Mi è piaciuto soprattutto il fatto che la professoressa abbia smontato qualche stereotipo collegato a questo concetto, che nel nostro paese è circondato da un alone di sospetto anche perché, dagli anni Ottanta, la parola creatività è stata usata troppo e a sproposito.
Secondo Anna Maria Testa (autrice del libro "La trama lucente" Rizzoli
e del sito www.nuovoeutile.it) la creatività è quel sistema di connessioni e interconnessioni che si accende nel nostro cervello quando c'è un problema da risolvere o quando arriva uno stimolo nuovo rispetto a quanti ci hanno preceduto su una certa questione. E' come una trama di fili che nel buio ad un certo punto si accendono.

I luoghi comuni che l'intervistata smonta sono:

1) la creatività non è un'idea che viene dal nulla, un gesto immediato. Il processo creativo, in tutti i campi, richiede una fase di analisi e di preparazione in cui tutti gli elementi vanno messi sul tavolo, una di incubazione, nella quale il cervello fa tanti collegamenti che vengono scartati, un momento di illuminazione nel quale la soluzione si manifesta in modo immediato (e spesso in maniera più semplice di quello che si pensava prima) ed infine una fase di sviluppo e implementazione in cui ci si impegna a mettere in pratica l'idea del punto precedente. Insomma la fatica e l'impegno sono sempre necessari.

2) non è vero che la creatività sia per forza una caratteristica giovanile e decresca con l'età. Con gli anni si produce di meno ma con qualità migliore perché si ha una sorta di enciclopedia personale a cui può attingere. Singolare il dato di un'inchiesta Eurispes secondo la quale, oltre a chi deve essere creativo per professione, sono risultati particolarmente creativi gli over64 che corrispondono alla generazione che ha rimesso in piedi, con energia, tenacia, passione e impegno, il nostro paese nel dopoguerra.

3) la creatività non è innata ma la si può coltivare. Secondo Anna Maria Testa, per esempio, i bambini e i ragazzi (soprattutto maschi) iperaccuditi, ai quali ogni più piccolo segno di originalità è premiato, per i quali si tollerano performance scolastiche mediocri, non si abitueranno ad fronteggiare autonomamente le difficoltà che servono a capire la propria strada, non saranno adatti ad affrontare un futuro molto difficile in termini di competizione.

4) creatività non è trasgressione perché quest'ultima distrugge, mentre la prima crea.

5) non è il malessere mentale in sé a generare creatività. Semmai questo può rappresentare uno sfogo produttivo al dolore che altrimenti non riuscirebbe ad esprimersi. A proposito di genio e sregolatezza mi ricordo un intervento di Simona Argentieri che parimenti sfatava il mito del talento artistico che nasce dal tumulto interiore sottolineando che, nonostante numerosi studi in proposito, l'origine della creatività artistica, per fortuna, non sia stata trovata. "Ci sono più tormentati pseudoartisti che artisti veri.", affermava l'Argentieri.

3 commenti:

  1. Non sapevo che Anna Maria Testa collaborasse con la Bocconi. Detto questo, molti anni fa ho avuto modo di conoscere creativi che lavoravano in pubblicità e posso confermare che è un lavoro tosto, anche perchè dietro le quinte delle campagne pubblicitarie si sgobba molto e si improvvisa poco, anche perchè il cliente che paga si aspetta un ritorno economico importante.
    Concordo col fatto che la creatività non sia patrimonio esclusivo della gioventù, perchè il bagaglio di esperienze personali e di cultura si accresce col tempo e quindi si ha un bel pozzo di idee nel quale pescare e poi è anche vero che le persone naturalmente più creative sono quelle che si sono dovute ingegnare a trovare soluzioni anche nella vita pratica e quotidiana e quindi al "brainstorming" sono state abituate per forza di cose.

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  2. Che la creatività (e l'arte in particolare) sia un duro lavoro me l'ha fatto capire una mostra di Picasso che ebbi modo di vedere tanti anni fa. C'era un quadro molto grande, in un angolo, minuscole, c'erano due figure femminili. A fianco del quadro c'erano gli schizzi di studio di queste minuscole (e per un non addetto insignificanti) figure: circa 50 fogli diversi per un solo particolare!!!!!!
    Non dimentichiamo che Segovia diceva che un grande musicista è fatto da un 10% di talento e da un 90% di duro lavoro e studio.

    Pace e benedizione (e buon anno)

    Julo d.

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  3. Assolutamente d'accordo sul punto 3. Penso che la cretività sia innata, una sorta di elichetta che si trova nel DNA.
    Auguri mia carissima!
    Cristiana

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