giovedì 7 aprile 2011

Il tramonto del giornale?

Quando ero ragazza, in casa mia il giornale entrava solo la domenica, giorno nel quale i miei genitori compravano La Nazione. I grandi paginoni grigi e scomodi da sfogliare non mi attiravano. E' stato il ragazzo con cui stavo durante l'ultimo anno di superiori a farmi apprezzare la lettura di un quotidiano. Mi passava le copie di Repubblica dopo averle lette e io leggevo i commenti e gli articoli di fondo sul bus andando a scuola. Rimanevo indietro anche di un mese (proprio come ora con le trasmissioni radio e TV che registro!) ma non mi importava perché quello che apprezzavo erano appunto gli approfondimenti e i pareri di firme prestigiose come Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca e altri.
Nei successivi anni Ottanta, anni di ripiegamento nel privato per me, compravo di rado Repubblica, magari in vacanza quando avevo più tempo. Buttare via un qualcosa di cui non ho usufruito è un gesto che non riesco a fare e l'idea che il giornale che ho avuto tra le mani durante il giorno finisca nella spazzatura perché non ho avuto tempo di leggerlo mi infastidisce. E' un po' la stessa fissazione che mi spinge a finire per forza i libri anche se non mi piacciono o che mi impedisce di buttare via il cibo solo perché non ho più fame. Lo vivo come un fallimento personale.
Verso la fine degli anni Novanta c'è stata la presa di coscienza della "consumatrice critica" e così ho capito che anche Repubblica, così strapiena di pubblicità, in realtà non è esente dall'influenza dei poteri forti degli inserzionisti. Sono passata quindi per un breve periodo al Manifesto (che compravo praticamente solo per il pezzo di Robecchi) e poi ho cominciato a comprare L'Unità di Colombo/Padellaro, giornale che, anche nella versione un po' più soft di Concita De Gregorio, sento ancora aderente alle mie idee e al mio temperamento. Il Fatto lo trovo un po' troppo giacobino, anche se come giornale di denuncia è ottimo e difatti lo leggo online. Il giornale per me è un piccolo rito del sabato e della domenica che mi regala un'oretta di relax sul divano. Le mie fonti di informazione quotidiana sono altre.
Ma con le nuove tecnologie, il quotidiano su carta è destinato a sparire? Il pericolo c'è e lo dimostra la crisi che la stampa tradizionale sta attraversando in tutto il mondo ma, mentre in altri paesi se ne discute, in Italia non è assunto come un problema nazionale. Questa in sintesi l'intervista a Fahrenheit a Enrico Pedemonte, giornalista e blogger, autore di "Morte e resurrezione dei giornali. Chi li uccide e chi li salverà".
Nell'ultimo decennio i quotidiani italiani hanno perso il 32% delle copie vendute: da 6 a 4 ML (di cui mezzo milione riguarda i tre grandi giornali sportivi). L'impatto della carta stampata sull'opinione pubblica è ormai marginale.
La crisi mondiale della stampa tradizionale, secondo Pedemonte, è dovuta a vari fattori:
1) la rete, dove si possono trovare anche informazioni che un tempo spingevano all'acquisto di un quotidiano (programmazione al cinema, farmacie aperte, annunci economici, ecc.), anche se in Italia l'accesso alla rete è ancora bassissimo.
2) la free press, che io detesto sia perché riempie di cartacce le strade, gli autobus e la metropolitana, ma soprattutto perché dà alle persone l'illusione di essersi informati quando invece i suoi contenuti sono essenzialmente pubblicitari e non vanno al là di quello che si potrebbe ricavare dal televideo (quindi ben al di sotto di quello che si trova su internet).
3) i giornali gratis su internet e tutti gli altri mezzi per "consumare" informazione (telefonini, tablet, ecc.), anche se è stato calcolato che il tempo che i lettori in Italia dedicano a leggere i giornali su web è solo il 3% di quello che passato a leggere sulla carta, ben al di sotto delle ore trascorse su FaceBook.
Ogni giornalista che scompare sono notizie in meno. La stampa e i giornali stanno perdendo la loro centralità sociale e il loro ruolo strategico. Sicuramente un fenomeno da affrontare però, a dire il vero, trovo che non sia tanto importante il mezzo con cui si divulgano le informazioni quanto la libertà economica e morale e la professionalità di chi le scrive.
Intanto vado a stravaccarmi sul divano con la mia copia de L'Unità.

10 commenti:

  1. Mah, in genere io quando mi stravacco sul divano mi piace rilassarmi nell'ozio, e infatti dopo pochi minuti mi ci addormento sopra, qualunque siano le condizioni. Quindi, in genere, il passatempo e' la televisione. Fa nulla che i programmi facciano schifo. Anzi. L'ideale, ad esempio, e' il Tenente Colombo: neanche due minuti e sto gia' russando! ;-)

    A parte queste divagazioni, io i quotidiani non li compro mai. Ai tempi dell'universita' li compravo solo in caso di eventi che volevo leggere (cioe' e' la notizia che mi spinge a comprare il giornale, e non il giornale che mi spinge ad informarmi). In genere prendevo il manifesto, che mi e' sempre calzato bene. Pero' capitava di rado, anche per me perche' poi c'era il fondato rischio di non leggerne che una parte minuscola, e quindi sprecare i soldi.

    Ora, con maggiore coscienza ecologica, francamente, non so se e' piu' sostenibile la carta e l'inchiostro sprecati per un giornale oppure i mezzi tecnologici per leggerlo online. Sta di fatto che la mia informazione me la faccio principalmente alla radio, su PopolareNetwork, e sui vari giornali online gratuiti (principalmente la repubblica, che trovo comodissima sul palmare, mentre sono seduto sul mio trono mattutino).

    Boh... pero' un comunista che non legge il giornale non e' un vero comunista, mi si dira'.... e vabbe'...

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  2. Io invece non riesco a fare a meno del rito della lettura quotidiana del giornale (iniziando regolarmente dall'ultima pagina alla prima). Non leggo tutti gli articoli, ma non ne posso fare a meno (e sabato e domenica ne compro addirittura due).

    Che poi in Italia non si parli del calo delle vendite secondo me dipende principalmente da tre fattori:
    1) finché tutti i giornali ricevono cospicui finanziamenti pubblici, a loro non frega niente.
    2) il livello del giornalismo in Italia è infimo. È scomparso il grande giornalismo d'inchiesta. Ci si limita a copiare le agenzie o varie fonti d'informazione (anche i blog). Inoltre proprio per il motivo sopra non c'è reale 'competizione'.
    3) I pochi giornali 'seri' sono quotidiani di nicchia. La gente è più interessata al gossip che alle notizie. Non rendendosi conto che in questo modo che si fregano da soli. Saranno sempre più sudditi di chi invece le notizie le ha, le cerca, e le usa solo per il proprio interesse e tornaconto.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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  3. Il giornale è un rito quotidiano da molti anni, ho cominciato a leggere Repubblica fin dal primo numero attirato dalla linea politica e dalla mancanza di pagine dedicate al pallone,( ma è durata poco).
    Se per qualche evento straordinario non riesco ad acquistare il giornale, lo sento per tutto il giorno come una giornata incompleta.

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  4. a me piace il corriere perchè mi sembra equilibrato, già repubblica lo trovo troppo di parte.
    l'unità ammetto di non averlo mai letto, però ci può essere sempre una prima volta.

    a sentire i giornalisti più comuni (non i grandi nomi, insomma), pare che il settore sia inflazionato dalla precarietà e dalla bassa retribuzione, questo potrebbe essere uno dei motivi di uno scarso livello.
    e molto pressapochismo. ogni volta che trattano temi tecnico-scientifici sparano delle boiate pazzesche, possibile che non ci siano giornalisti preparati a capire e parlare di certe cose?
    mi è capitato anche di leggere qualche volta articoli in cui il giornalista faceva confusione fra pm, gip, gup, etc.
    inoltre secondo me il giornalista (come fanno certi giornalisti conduttori in tv) dovrebbe rendere comprensibile ciò che scrive anche a chi non è acculturato sulla faccenda (io spesso leggo ma resto con mille punti di domanda, se viene denunciato un fatto, spesso non è chiaro perchè quel fatto è da denunciare sotto un profilo tecnico-scientifico, o tecnico giuridico etc.

    anch'io leggo prevalentemente on line, prevalentemente per ragioni economiche, che non è lo stesso della versione cartacea, ma non si discosta tantissimo. forse dovrebbero fare un acccesso a pagamento tipo abbonamento(come, a detta di uno dei capi redattori dell'independent, tale gionale sta pensando di fare), dato che finisce che compriamo poco, anche se dall'altro lato penso che con il fatto dei finanziamenti pubblici, i giornali on line danno anche la giusta disponibilità di un'infomazione varia e accessibilissima (mio marito per esempio legge appunto l'independent altrimenti difficilmente acquistabile), quindi non so cosa sia giusto (ci vorrebbero dei numeri per farsi un'opinione).

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  5. Quel che più mi deprime non è il tramonto del giornale ma quello dell'informazione... infatti, a causa delle crescenti pressioni da ambo le parti, ormai tutti i giornali fanno articoli in base alla propria linea editoriale spesso distorcendo e falsando la realtà. Ormai viviamo in un mondo sovrainformato.. in cui ognuno dice il contrario di tutto ed è difficile capire dove è la verità!!

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  6. Sono sempre stato affascinato dai giornali. In casa mia - ultimo paio d'anni escluso - si e` sempre comprato il Corriere; a me da bambino piacevano la Stampa e il Giornale (di Montanelli), non chiedetemi perche'. Non capivo nulla, ovviamente. Pero` il primo giornale che lessi con cognizione di causa fu proprio la Voce di Indro Montanelli; era l'estate fra la seconda e la terza liceo e non volevo essere troppo ignorante quando avessi dovuto svolgere un tema di italiano di attualita`. Non duro` molto, a dire il vero: nel frattempo mi ero appassionato al ciclismo e imparai a scrivere leggendo la Gazzetta.
    Arrivato all'universita`, in collegio, i giornali li avevamo in sala comune: la Gazzetta era il piu` ambito, ovviamente, per cui leggevo cio` che capitava. Andavo dritto sulla pagina dello sport o di cultura e spettacolo, non essendo interessato alla politica.
    Politica alla quale mi interessai verso i 23 anni: li` cominciai a comprare il quotidiano quasi ogni giorno, spesso anch'io l'Unita` di Colombo/Padellaro.
    Soprattutto dal secondo governo Prodi, la sinistra mi da` quasi piu` fastidio della destra. Non compro piu` niente, mi fa schifo tutto.
    Sono sopravvissuti la Gazzetta, quando c'e` il Giro - detesto l'eccessivo spazio dato al calcio, anche se Marca di Madrid e` messa molto peggio - e gli inserti culturali del Sole 24 Ore, la domenica (e` l'unico giornale "serio" che continua a piacermi) e del Fatto quotidiano, il venerdi`.

    Sottoscrivo pienamente quanto detto da Liber a proposito delle balle scientifiche.

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  7. Quindi Marco per il tuo italiano la Gazzetta ti è stata utile? Mi consoli: è l'unico giornale che leggono i miei figli.

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  8. Prima cosa, lascia che ti dica una cosa: basta con i fallimenti personali. Sei una persona libera e puoi smettere qyando vuoi di fare una cosa. Ne stai cercando un'altra. Abbiamo parlato insieme dei libri una volta. Tu, anche se leggi, pochi libri sei una persona che sa un sacco di cose e le fa come è più congeniale a te.
    Cosa succederà dei giornali sinceramente non lo so. Io smetto di comprarli quando non li leggo, li ricompro quando li leggo. Ma dipende dal tempo che ho, dalle cose che sto facendo. Il mondo poi in certe cose viaggia da solo, è difficile fare previsioni.
    A volte io preferisco leggere libri ai giornali che mi danno informazioni e spiegazioni che mi soddisfano di più. Ma leggo magari le firme che mi piacciono anche su internet, dove ormai se si crca si trova quasi tutto ciò che per lo meno è importante.
    Un abbraccio

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  9. Per "fallimento" intendo semplicemente non essere riuscita a trovare il tempo di leggerlo. E poi penso sempre "chissà che mi sono persa!"

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  10. ;-) be' pensa che quello che ti sei perso ormai e' gia' troppo vecchio per essere interessante...

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