lunedì 7 maggio 2012

"Giustizia mosse il mio alto fattore"... anche per difendere la bellezza

Come non sentirsi disorientati, scoraggiati o arrabbiati di fronte alla attuale situazione politica del nostro paese? Eppure, come accennavo nel post del 16 aprile "I pericoli dell'antipolitica" bisogna stare attenti al facile scivolamento verso il rancore distruttivo, l'onda nera di rabbia che può travolgere tutto.
Mi conforta in tal senso ascoltare Roberta De Monticelli, una grande intellettuale che ha scritto "La questione civile. Sul buon uso dell'indignazione. Intervistata a Fahrenheit Radio 3 la professoressa De Monticelli, se da un lato condanna "la perdurante indifferenza sulle catastrofi che incombono su di noi", dall'altro indica come "buon uso dell'indignazione" innanzitutto un uso cognitivo, "uno stato di veglia mentale socratico", che io tradurrei più terra terra nel mantenere attaccato il cervello e non lasciarsi prendere dall'emotività del vaffa a tutti indistintamente. L'indignazione, dice ancora la filosofa, si distingue dalla rabbia e dal risentimento perché è la risposta ad un torto non necessariamente fatto a me ma fatto a chiunque. E' il senso di giustizia che dovrebbe guidarci (come Virgilio nella Divina Commedia) più che il rancore verso chi abusa della propria posizione. Non per niente il saggio della De Monticelli inizia citando Kant: "Se la giustizia scompare, non ha più alcun valore che vivano uomini sulla terra".
D'altro canto condivido con l'autrice anche la denuncia di un patto sciagurato tra una grande parte della classe politica ed una grande parte della nazione, una svendita costante e sistematica della legalità in cambio di consenso, di risorse comuni in cambio di piccoli privilegi personali. Siamo i servi contenti perché godiamo, con metodi non democratici, della raccomandazione e della consorteria, del malaffare e delle briciole dei privilegi del padrone. Il fatto che molti non vogliano prendere sul serio la questione morale è il sintomo che, come società, siamo ancora alla fase tribale degli interessi localistici e familistici, un po' come non riuscissimo ad arrivare all'età adulta e al carico di responsabilità che essa comporta.

Ha ragione Roberta De Monticelli anche quando denuncia appassionatamente la disattenzione generale per la lenta catastrofe del brand del nostro paese, per la dissipazione della sua bellezza e del suo paesaggio, sua fonte principale di ricchezza. Non tutti però, a parer mio, sono in grado di cogliere questo degrado. Trovo che il piacere estetico non sia innato ma si debba imparare e coltivare. 
L'altro giorno, passeggiando sulle colline intorno a Firenze, sbirciavo nelle belle case circondate da un ameno paesaggio, notavo la cura dei giardini privati immaginando degli interni altrettanto belli. Io penso che una persona che nasce in tale contesto parta già molto avvantaggiata nella capacità di apprezzare la bellezza. Anche se non sapesse nulla di arte e di architettura le verrebbe naturale indignarsi se le costruissero un viadotto davanti a casa. Al contrario non so quanto un giovane nato e cresciuto, per esempio, a Scampia o allo Zen di Palermo o al Librino di Catania si possa rendere conto del degrado in cui vive se qualcuno non lo aiuta a riconoscere il torto che sta subendo.
E questo proposito mi è venuto in mente un bellissimo dialogo del film "I cento passi":

"Sai cosa penso? Che questo aereoporto in fondo non è brutto, anzi, visto così dall'alto. Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell'uomo, e invece non è così. In fondo tutte le cose anche le peggiori una volta fatte poi si trovano una logica una giustificazione per il solo fatto di esistere. Fanno 'ste case schifose con le finestre in alluminio i muri di mattoni vivi, i balconcini, la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione... dopo un po' tutto fa parte del paesaggio. C'è, esiste, nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente a distruggere la bellezza."
"Ho capito e allora?"
"E allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e 'ste fesserie bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutare a riconoscerla, a difenderla.
Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio)
dal film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana

4 commenti:

  1. Grazie per questa splendida riflessione.

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  2. " Nell'insieme è il progressivo distacco dai partiti tradizionali ad avere caratterizzato questa tornata elettorale: si tratta di una tendenza spesso sottovalutata dalle forze politiche che, con tutta probabilità, connoterà — e forse anche in misura maggiore di oggi — lo scenario politico nei prossimi mesi"

    Ecco quel che speravo: che finalmente la casta politica capisse con queste sberle che devono ritornare con i piedi per terra... e ritornare a fare una politica per la gente e non il contrario!!

    Sarà sufficiente lo schiaffone corrente per rinsavirli? Speriamo...

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  3. Guarda guarda.. già alla prima sberla c'è un timido sussulto dei "vecchi" partiti:
    "Via libera della commissione Affari Costituzionali della Camera all'innalzamento - da 33 al 50 per cento - dei rimborsi previsti per luglio. L'emendamento alla proposta di legge sul finanziamento ai partiti 1 è stato presentato dai relatori, Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl). Si tratta dunque di un'iniziativa bipartisan. Essendo ora la rata di luglio dimezzata, i partiti incasseranno 91 milioni di euro e non più 182 milioni."

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    1. Grazie di tenermi costantemente aggiornata, Spunto. Io però sinceramente trovo che il risultato fosse ampiamente previsto e prevedibile, no? Solo qualcuno che vive su Marte poteva aspettarsi qualcosa di diverso. Non capisco.

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