lunedì 14 ottobre 2013

La nostra giovanissima Carta va applicata, non modificata

Corteo pacifico e colorato. Età media piuttosto alta. Tante bandiere di tutti i colori (anche se prevalevano quelle rosse della FIOM). C'è tutto un popolo a sinistra che ha voglia di partecipare ma non si sente rappresentato, che non sente più nessuno parlare di giustizia sociale, di solidarietà, di uguaglianza. Tutto un popolo orfano di rappresentanza ma che però non sa unirsi e continua a frammentarsi inutilmente in mille rivoli: Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Azione Civile, Alba e compagnia cantando. Ho scoperto che c'è persino un movimento che si chiama Democrazia Atea. Bello! E chi sono? Cosa propongono? Poi c'è il cosiddetto "Terzo settore": ARCI, Legambiente, Emergency, eccetera. Poi ci sono quelli dell'ANPI che dissentono dal comitato nazionale e partecipano, a dispetto di quest'ultimo, con distintivi e bandiere. Che tristezza se anche l'ANPI si divide! Poi ci sono le personalità che parlano sul palco, ciascuna con stile diverso, con maggiore o minore capacità di trascinare, ma, per fortuna, ciascuna con toni civili e rispettosi.
Una bella giornata, un po' stancante, ma di soddisfazione.
Perché mai spendere tempo e fatica per difendere la Costituzione? La miglior risposta la trovo il giorno dopo, mentre faccio le faccende domestiche e, come al solito, ascolto puntate arretrate di Fahrenheit, dalla bocca dello storico dell'arte Tomaso Montanari al Festival della Letteratura di Mantova:
"L'idea di cambiare la Costituzione a partire dall'articolo 138 è demenziale perché non abbiamo ancora nemmeno cominciata ad applicarla questa nostra giovanissima Costituzione che è piena di promesse a partire dall'articolo 9. La storia dell'arte è stata per secoli una legittimazione delle classi dominanti, un patrimonio costruito per legittimare il potere dei sovrani e per escludere ed emarginare la grande parte di coloro con il cui lavoro il patrimonio monumentale è stato costruito. La Costituzione ha dato un segno completamente diverso a questo. L'articolo 9 si comprende veramente se si pensa all'articolo 1 (la sovranità appartiene al popolo). I nuovi sovrani della Repubblica Italiana democratica siamo tutti noi ed oggi il patrimonio legittima la nostra sovranità. L'articolo 3 prevede di rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza. Per un patrimonio che ha sancito la disuguaglianza per tanti secoli, per classi sociali e per cultura, è stato sognato dai Costituenti un progetto di comunità basata sull'uguaglianza. Una rivoluzione profondissima. E lo strumento? La conoscenza. Essi hanno messo il patrimonio e la ricerca nello stesso articolo 9 per un messaggio chiaro. Il patrimonio non è lo svago dei ricchi la domenica pomeriggio, non è un mezzo di intrattenimento, non è qualcosa che serve a non pensare; è uno strumento di uguaglianza attraverso la ricerca e la redistribuzione della conoscenza. Il patrimonio serve a renderci cittadini. Prendere un enorme patrimonio, proprietà della Chiesa e dell'aristocrazia, di un passato per nulla democratico, e metterlo dentro il cuore di un progetto democratico in un momento in cui l'Italia aveva problemi civili ed economici molto più gravi di quelli di oggi, se in quegl'anni sono stati in grado di pensare a questo futuro per l'Italia, oggi noi dobbiamo esserne all'altezza. Vogliamo cambiare la Costituzione che appena ora abbiamo cominciato a capire e che vuole costruire un futuro molto più luminoso del presente?"

Qui alcune immagini della giornata

1 commento:

  1. Condivido il tuo post, rattristato per il degrado di tanti principi democratici che credevamo acquisiti, invece....
    Ciao Arte

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