sabato 11 gennaio 2014

La tristezza della città del sesso

Se c'è una cosa che non mi è mai piaciuta quando si parla di protituzione, è il luogo comune del "mestiere più vecchio del mondo". E che significa? Anche quando ne parlano donne attente all'ottica di genere (tradotto significa femministe) c'è sempre qualcosa che mi stona perché insistono nel discutere di quella parte di prostitute (quante?) che per "libera" scelta (quanto libera, cioè senza alternative?) decidono di guadagnarsi la vita in questo modo. L'anno scorso, per esempio, la trasmissione Frequenze di Genere di Radio Città Fujiko (che seguo fedelmente) dedicò all'argomento diverse puntate
Ho letto sul tema anche un libro di un'antropologa: La grande beffa, sessualità delle donne e scambio sessuo-economico di Paola Tablet proprio per cercare di capire l'origine del bisogno delle donne di vendere prestazioni sessuali e degli uomini di comprarle. Ma il libro, con il suo taglio etnografico, non mi ha chiarito molto, tranne il fatto che fondamentalmente si tratta dell'unica risorsa a cui le donne, in stato di necessità per vari motivi, hanno avuto accesso.
La lettura del fenomeno che invece finalmente mi ha convinto è quella di un uomo: Leonardo Palmisano che ha scritto il libro  La città del sesso, presentato in questa puntata di Fahrenheit Radio 3. Il libro è soprattutto un'inchiesta con interviste a diversi protagonisti che hanno a che fare con la prostituzione (donne di strada, clienti, protettori, escort, ecc.).
Fondamentalmente la prostituzione continua ad esistere perché l'uomo non sa risolvere il proprio rapporto con la propria compagna. Dice Leonardo Palmisano: "Gli uomini intervistati dicono di cercare in queste ragazze quello che le loro mogli non danno ma probabilmente neanche vogliono chiederglielo. Evidentemente il rapporto costruito con la propria compagna non è paritario. E' ancora difficile in Italia parlare di sesso e comprendere come si è costruita la propria sessualità. Probabilmente si è costruita la propria sessualità su un immaginario che si è costruito in questi ultimi anni, non solo con la pornografia, ma anche con lo sdoganamento di immagini che alludono immediatamente alla nudità e alla procacità femminile. L'uomo non conosce come invece si è costruita la sessualità delle donne italiane. Un punto di incontro diventa allora quasi impossibile. Il punto di incontro c'è sul mercato laddove il rapporto paritario non c'è in quanto vi è una trasazione economica." 
E chi una compagna non ce l'ha? Mi ricordo mia madre che giustificava la necessità della prostituzione con le loro condizioni fisiche e di emarginazione di certi uomini che non potevano aspirare a trovarsi una compagna. Ma se questa necessità di sfogo fisico è davvero irrinunciabile, piuttosto che comprare il corpo di un'altra persona, ritengo più dignitoso ricorrere all'autoerotismo.
Palmisano spiega bene come il cosiddetto "mestiere più vecchio del mondo" si sia evoluto con le nuove tecnologie ed invita a dimenticare giornaletti e videocassette. Oggi i grandi portali  del porno forniscono al fruitore un oceano di opportunità gratuite. Queste è come se "educassero" al consumo del sesso in un certo modo. Il cliente accede al mercato sapendo di poter chiedere quello che ha visto: attraverso dei banner si entra nel circuito delle escort. 
Non dobbiamo dimenticare inoltre che una porzione sempre più ampia dei flussi migratori è immessa nel mercato della prostituzione, con condizioni di schiavitù indicibili e con grandi profitti della criminalità organizzata straniera ed autoctona. 
Una nuova "banalità del male", secondo Palmisano, un'ipocrisia che permette di non mettere in discussione la famiglia, garantendone così la durata a discapito della qualità del rapporto, piuttosto che provare a decostruire la propria sessualità. Ma al fondo, dice Leonardo Palmisano, c’è la paura di morire, di invecchiare, di perdere il proprio corpo per sempre e di consegnarlo così com’è alla morte.

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