martedì 1 maggio 2018

Cammino di San Benedetto - seconda (e ultima!) parte: da Rocca Sinibalda a Montecassino

Quando, da Madonna delle Grazie, si sale su per il sentiero e si cambia versante della collina, l'Abbazia di Montecassino ci appare inaspettatamente vicina e l'emozione di essere alla fine del cammino è forte.
Duecentocinquanta chilometri circa in dieci tappe (che si aggiungono alle sei fatte lo scorso anno) attraverso il Lazio interno: zaino sulle spalle e bastoncini in mano.
Passando, la gente ti guarda con curiosità divertita: "Bravi!" "Come mi piacerebbe fare come voi!" "Se andate un po' più piano, vengo anch'io!"
Il settantottenne sovrappeso, ex maestro di rafting, fa un pezzo con noi lungo l'Aniene, subito dopo Subiaco, e continua a ripeterci: "Andate pure al passo vostro!" ma si capisce che ha voglia di raccontarsi.
L'ex operaio della Fiat di Cassino, oggi in pensione, ci mostra come taglia l'erba con il trattore sotto i suoi ulivi e ci spiega volentieri la sua nuova attività agricola.
La madre superiora delle Suore della Carità a Pozzaglia Sabina ci accoglie con calore e sottolinea più volte, a me ed alla mia amica, come noi madri facciamo tanto per gli altri.
La formosa vigile dagli occhi azzurri di Guarcino ci mette volentieri il timbro del suo comando sulla credenziale del pellegrino e ci dà i classici consigli di quelli che si sono sempre mossi in auto.
E poi ci sono i preziosi "amici del cammino": ad Orvinio l'infaticabile Simonetta dal sorriso radioso, a Mandela la bruna Marzia, che si rilassa a fine giornata con lo yoga, a Trevi nel Lazio Luisa che ci raccomanda di goderci la bella vista del suo paese dalla torre della Rocca, a Collepardo Giorgio ed Ivana con il loro B&B nello storico palazzo di famiglia ristrutturato ed arredato con estrema cura e gusto e a Roccasecca Tommaso che con lo scooter va a soccorrere altri imprevidenti pellegrini rimasti senz'acqua in una giornata caldissima. Formano una bella rete questi "amici del Cammino di San Benedetto" tenendosi costantemente in contatto e aiutandosi a vicenda allo scopo di salvaguardare e valorizzare il proprio territorio, quei bei borghi tra i Monti Lucretili, Simbruini ed Ernici, che rischiano lo spopolamento.


"Il pellegrino è un ospite prezioso" ci dicono, "un turista discreto, poco esigente, che sa apprezzare la bellezza dei luoghi che attraversa senza rapacità."
Già, i pellegrini. Categoria particolare di viaggiatori: le quattro tedesche che fanno pezzi con il bus, Marisa e Giulio, 160 anni in due, che fanno il cammino per la quarta volta, il vicentino che si sveglia presto ed è sempre avanti e i quattro siculo-bolognesi che invece sono sempre dietro.
Ed infine noi, "i tre toscani" che, a cammino concluso, a pergamena ricevuta, aspettando il bus davanti all'Abbazia di Montecassino non possiamo fare a meno di progettare il prossimo cammino.
D'altra parte, come lessi una volta su un cartello in un bosco: "la vita è una serie di pause tra un cammino e l'altro".

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