domenica 2 dicembre 2018

Un anno di diario del nostro podere. Ventesima e ultima puntata.



Ed eccoci di nuovo all'autunno inoltrato.
I nostri alberi sono ormai quasi spogli e si preparano all'arrivo del freddo. Il nespolo è di nuovo in fiore ma non in modo spettacolare come un anno fa. Il glicine generoso ci fornisce un tappeto di foglie secche ottimo per pacciamare tutte le nostre amate piante.

Ancora nuovi alberelli da piantare: due allori e un ibisco già ad alberello.
Roberto sposta anche le ultime marruche accanto alle altre al confine col vicino, mentre io interro di nuovo i bulbi ma quest'anno, per variare dai narcisi e anemoni dell'anno scorso, metto a dimora tulipani, iris e agli.

Un grosso lavoro che ci tocca è liberare il confine dai rami di acacia caduti per il vento di un mese fa, anche se il ramo più grosso non è alla nostra portata e appoggia pesante e minaccioso sui fili del telefono.

E' passato un anno dal primo post diario del podere e, come Pia Pera nell'Orto di un perdigiorno, finisco qui il racconto sistematico. Ma la mia passione per le piante e la natura non finisce qui. Tornerò a parlare di questa minuscola porzione del pianeta a cui sono sempre più affezionata e alla quale torno sempre più volentieri appena posso.
Non per nulla, come recita il tag di questi post, le piante ci salveranno.

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