Ho superato i sessant'anni e da ora in poi il mio compito sarà quello di contrastare il più possibile il declino fisico e cognitivo. L'età riflessiva, l'ha chiamata gentilmente la mia professoressa di Filosofia dell'Università dell'Età Libera. E ci ha anche spiegato che, secondo il filosofo coreano Byun-Chul Han (Il profumo del tempo), per essere felici bisogna vivere il tempo cairologico, fatto di cicli e di fasi della vita e non il tempo cronologico che ci vuole sempre uguali, sempre giovani ed efficienti.
E' pensiero comune (e anche il mio compagno è convinto di questo) che continuare a lavorare rallenti il decadimento cognitivo. Io ho sempre contestato questa convinzione però ammetto che ha il suo fondamento.
Da quando sono andata in pensione (ormai sono quasi sei mesi) sono stata presa del vortice dei lavori nella nuova casa, trasloco, svuotamento e vendita della vecchia e non ho avuto tempo di riflettere e di meditare. In questi giorni, in cui sta cominciando la nuova routine, il mio cervello ha cominciato a rimuginare.
Mi sono resa conto quindi di avvertire un sottile di smarrimento a causa di mie difficoltà nell'affrontare operazioni che fino a sei mesi fa erano la quotidianità. Piccole cose: per esempio la compilazione di una richiesta online o la comprensione di alcune istruzioni. Diciamolo: mi è capitato di non riuscire a fare questo tipo di cose che erano il mio pane quotidiano e ciò mi ha dato molta noia.
Come tutti, ho il terrore del decadimento fisico ma ancora di più di quello cognitivo. L'ansia mi fa leggere come "segnali" questi miei "inciampi" e, unita alle difficoltà visive (ahi, cercare un libro in biblioteca senza gli occhiali da lettura!) e uditive (accidenti a chi parla piano e biascicando!), mi rende preoccupanti banali operazioni burocratiche. Comincio quasi a capire mia madre (e tutte le persone della sua età) che spesso rinunciano a fare una cosa perché temono di non saperla fare, di non riuscire a capirsi con gli addetti (sia dal punto di vista uditivo che cognitivo). Ho paura di passare da vecchia rincoglionita per dirla proprio in soldoni.
Forse sto esagerando. Forse ero così anche negli ultimi anni in cui lavoravo, ma allora avevo a fianco delle colleghe della mia età molto più perse di me di fronte ad uno strumento informatico da imparare o ad una schermata poco amichevole. Anzi, spesso chiedevano aiuto a me, tanto che talvolta mi sentivo più "assistente" che capufficio! E quindi la mia autostima non risentiva di eventuali débâcle, che pure c'erano. Ma ora non entro negli uffici con la mia bella etichetta di funzionaria, ora per la società sono una pensionata (considerata quindi imbranata e probabilmente anche un po' sorda).
Di queste mie mancanze di prontezza, mi sono data tre spiegazioni (due positive e una negativa):
a) Potrebbero essere un rigetto da parte mia verso operazioni che ho dovuto fare per anni. Quanti portali fatti male, poco chiari e poco amichevoli sono stata costretta ad imparare! Quante imprecazioni! Può essere che ora, di reazione, non ne voglia sentir parlare e difatti le mie energie le sto investendo su altre cose più divertenti (cantare, ballare, studiare storia o altro).
b) Può essere un problema di calo di adrenalina con conseguente calo di lucidità. Lavorando ci è richiesto di essere all'altezza delle situazioni, di essere "problem solving", di affrontare sempre cose nuove. Questo ci fa drizzare le antenne e mantenere alta l'adrenalina. Ciò spiegherebbe tutta l'insonnia di cui soffrivo e che adesso è molto migliorata, anche se non del tutto debellata.
c) Potrebbe essere invece che lavorare sia una "ginnastica cognitiva" che, esattamente come quella muscolare, si mantiene solo essendo costretti a farla. Come la muscolatura fisica alla mia età si perde in poco tempo se non si esercita, così potrebbe essere per la "muscolatura mentale" (cioè neuroni e sinapsi). Spero proprio che non sia così ma, per cautela, cercherò di non rifuggire di fronte a queste incombenze che ormai fanno parte della vita nelle società occidentali.
Parola d'ordine: accettare i segnali e contrastarli con tutte le forze o comunque con l'esercizio.
Intanto l'alberino di mimosa davanti al mio palazzo ci regala i suoi bei fiori. Altro che moduli online!
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