Volendo aderire all'iniziativa del blog Mondine 2.0 di fare un post per il 25 aprile, per una singolare coincidenza ho finito proprio ieri sera il libro di Carla Capponi "Con cuore di donna. Il Ventennio, la Resistenza a Roma, via Rasella: i ricordi di una protagonista". Lo spunto di leggere questo libro me lo aveva dato uno dei tanti preziosi post di Marina. Il libro racconta, con stile asciutto, i primi vent'anni di vita di Carla, morta nel 2000, e in particolare la sua esperienza nella Resistenza romana compresa l'organizzazione e l'esecuzione dell'attentato di via Rasella. Colpisce il carattere deciso e temerario di questa ragazza che non si accontenta di avere una parte di supporto ma vuole essere protagonista delle azioni più pericolose con un sangue freddo incredibile. Un eroina? Carla nell'introduzione del suo libro rifiuta questo appellativo (anche se le fu conferita la medaglia d'oro al valor militare):
"Sento che occorre convincere i giovani di oggi che ognuno di noi fu esattamente un giovane come loro, stretto fra dubbi e paure, convinto di non fare nulla di così eccezionale, di "storico", ma di compiere un dovere civile che ha finito per coinvolgere tutti in una sola volontà, sostenuta dalla speranza di liberazione."
Leggendo la vita quotidiana nel periodo successivo all'8 settembre 1943 a Roma, mi ha colpito la sensazione di continuo pericolo unita a tutti i tipi di privazioni. Oltre a Carla e ai suoi compagni, anche le persone comuni correvano continuamente dei rischi. Come il portiere che la nasconde in cantina, Duilio, e che, scrive Carla, "coraggioso e gentile, dotato di grande sensibilità, quando fu arrestato seppe tacere e resistere alle atroci torture che lo avrebbero reso invalido per il resto della vita". Oppure le donne che disperatamente assaltano i forni in molti quartieri di Roma, dieci delle quali furono trucidate il 7 aprile del 1944 al ponte dell'Industria e "lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue".
Sarebbero capaci gli Italiani di oggi di alzare la testa e reagire in questo modo per difendere la libertà? Io credo di sì. Scrive Carla ad una studentessa alla fine del secolo scorso: "Sono certa che tu avresti superato con "coraggio", che è poi la vittoria sulla paura, tutto quanto è toccato a me e a milioni di donne, di uomini in Italia e nel mondo."
"Sento che occorre convincere i giovani di oggi che ognuno di noi fu esattamente un giovane come loro, stretto fra dubbi e paure, convinto di non fare nulla di così eccezionale, di "storico", ma di compiere un dovere civile che ha finito per coinvolgere tutti in una sola volontà, sostenuta dalla speranza di liberazione."
Leggendo la vita quotidiana nel periodo successivo all'8 settembre 1943 a Roma, mi ha colpito la sensazione di continuo pericolo unita a tutti i tipi di privazioni. Oltre a Carla e ai suoi compagni, anche le persone comuni correvano continuamente dei rischi. Come il portiere che la nasconde in cantina, Duilio, e che, scrive Carla, "coraggioso e gentile, dotato di grande sensibilità, quando fu arrestato seppe tacere e resistere alle atroci torture che lo avrebbero reso invalido per il resto della vita". Oppure le donne che disperatamente assaltano i forni in molti quartieri di Roma, dieci delle quali furono trucidate il 7 aprile del 1944 al ponte dell'Industria e "lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue".
Sarebbero capaci gli Italiani di oggi di alzare la testa e reagire in questo modo per difendere la libertà? Io credo di sì. Scrive Carla ad una studentessa alla fine del secolo scorso: "Sono certa che tu avresti superato con "coraggio", che è poi la vittoria sulla paura, tutto quanto è toccato a me e a milioni di donne, di uomini in Italia e nel mondo."
Me lo chiedo spesso anch'io: saprei io, in una analoga situazione, far quello che ha fatto mio padre, cioè mollare tutto ed andare in montagna a combattere i fascisti? Difficile rispondere...ma so che è necessario preparare per tempo la propria dignità e la propria capacità di compiere scelte giuste in momenti difficili: è una cosa che si acquisisce di giorno in giorno, dando importanza anche alle piccole cose ed alle piccole scelte, cercando di essere rigorosi sempre...
RispondiEliminaMah... Sarei io capace?
RispondiEliminaNon ho molta fiducia nel mio coraggio, quindi tendenzialmente risponderei di no. Probabilmente non sarei all'altezza di sacrificare la vita per la causa della liberta'. E un po' me ne vergogno. Chissa' se gli altri Italiani sono codardi come me?!
Pero' secondo me il punto e' un altro. Il fatto e' che c'e' una condizione a monte che da' senso al coraggio di impegnarsi cosi' tanto per un ideale. E cioe' la chiarezza dei propri valori.
Questo secondo me manca nell'Italia di oggi, se paragonata con quella della Resistenza. E bene hai fatto a citare Carla, in particolare in questa frase "(...) ma di compiere un dovere civile che ha finito per coinvolgere tutti in una sola volontà (...)".
Il problema principale dei giorni d'oggi e' che non c'e' un valore, un ideale, un "dovere civile" che sia in frado di diventare un valore, un ideale sociale, e che quindi coinvolga "tutti in una sola volonta'".
Si', difendere la liberta'. Ma che significa liberta', oggi?
Paradossalmente secondo me allora era piu' facile credere in un ideale (certo, era piu' difficile fare tutto il resto), era quindi piu' facile capire cosa era giusto e cosa sbagliato, anche per i piu' semplici. Ed era quindi piu' facile schierarsi, il che dava un senso al combattere.
Oggi e' diverso. Non so, non credo che avrei il coraggio di dare la vita per la liberta', ma soprattutto credo che se anche avessi il coraggio sarebbe inutile.
un abbraccio
dario
"Nessuna sconfitta è per sempre", Dovrò ricordarmelo più spesso.
RispondiEliminaCon i miei tempi... leggerò questo libro, grazie per il suggerimento.
silente
Dario e Lupo, io penso che oggi si sta troppo bene in Italia (non tutti ovviamente) e quando stai troppo bene ti rammollisci e diventi pavido ed egoista. Penso che anche noi, assistendo a certe atrocita' e comunque vivendo in quelle privazioni, troveremmo la forza di alzare la testa e reagire. Finche' abbiamo qualcosa da perdere, l'egoismo tende a prevalere. Io la vedo cosi'.
RispondiEliminauhm.... secondo me dire che i partigiani della resistenza sacrificarono la vita perche' in fondo non avevano molto da perdere e' un po' semplicistico.
RispondiEliminaIl punto secondo me rimane i valori. L'antifascismo e' un valore, oggi? Lo e' il socialismo? Lo e' la solidarieta'? la liberta'? l'uguaglianza?
Ecco, secondo me se chiedessimo ai giovani d'oggi (e forse anche quelli un po' meno giovani) queste cose, temo che ben pochi riuscirebbero a darne una definizione che faccia pensare che in loro si tratti di valori radicati in cui credere.
E, alla fine, penso che sia proprio per questo che le elezioni sono andate come sono andate.
(intendo la vittoria della destra, ma anche il successo del PD)
RispondiEliminaEcco, sì, concordo perfettamente.
RispondiEliminaFinché avremo paura di perdere qualcosa di importante per noi, quel coraggio probabilmente non sapremo darcelo. Senza capire che, senza di esso, perdiamo qualcosa di molto più importante per tutti.
E' tutto qui il nocciolo del problema.
Io avevo pensato di integrare la mia piccola storia parlando del ruolo insostituibile delle donne (le nostre donne) nella lotta di liberazione, ma delle loro gesta ne so poco perché sono rimaste sempre in secondo piano, pur avendo avuto al contrario un ruolo di primissimo piano specie dalla mie parti.
Intanto lo hai fatto tu, e... come uomo ti ringrazio.
Irnerio
Dario, hai ragione: mi sono espressa in modo semplicistico. Non mi riferivo tanto ai partigiani come Carla Capponi (quelli secondo me sono persone eccezionali che comunque ci sono in tutte le epoche vedi quelli che oggi lottano contro la mafia). Mi riferivo alla gente comune che comunque nel suo piccolo rischiava in prima persona, quelli cioe' che non imbracciavano i fucili ma nascondevano i partigiani e i soldati alleati. Quel tipo di gente li' secondo me e' la stessa che oggi, come tu giustamente fai osservare, pare non abbia piu' valori (non solo quelli che hai citato; sembra proprio che non abbia piu' valori). Sono convinta che in caso di bisogno saprebbe rispondere con generosita'. Non tutti certo...
RispondiEliminaNessuno di noi sa a quali risorse è davvero capace di attingere.
RispondiEliminaMa io ho fiducia che tra la nostra gente ci saranno sempre persone pronte a battersi per la libertà di tutti.
buon 25 aprile,
marina
Scusami, mi permetto di insistere, per spiegare meglio quel che volevo dire nel precedente messaggio... dio, speriamo che non venga fuori il solito messaggio chilometrico!
RispondiEliminaEsempio: la Democrazia, e' un valore? Be', si' e no. E' un valore perche' cio' che non e' Democrazia e' disvalore (o un valore opposto, a seconda dei punti di vista). Ma non e' propriamente un valore in cui credere, perche' il problema non e' credere nella Democrazia piuttosto che nel suo opposto, ma piuttosto credere in una certa modalita' di realizzazione della democrazia. Io ho alcuni amici di destra (di destra perche' hanno votato per la coalizione di destra). Tuttavia anche loro credono sinceramente nel valore della Democrazia. La differenza e' che credono che quel valore si realizzi in un altro modo rispetto a come credo io, e che il percorso per realizzare quel valore sia diverso.
Ho anche alcuni amici americani, che credono quindi nel modello capitalistico americano. Ritengono sinceramente che quel modello e' quello che realizza meglio il concetto di democrazia, e non potrebbero nemmeno concepire un modello di societa' in cui uno non sia libero di migliorare la propria condizione sociale approfittando delle opportunita' che si offrono all'interno di quel sistema, lo riterrebbero una limitazione della democrazia.
Non sono affatto certo che nemmeno i tedeschi e gli italiani nazi-fascisti non avessero la Democrazia come valore, ma sono abbastanza sicuro che la totalita' degli elettori italiani l'avevano, e nonostante cio' abbiano votato destra. Evidentemente perche' credevano in un modello di democrazia diverso da quello in cui credevo io, visto che secondo me, e' proprio la democrazia che ne sta facendo le spese.
Allora, innanzitutto io non penso che gli italiani non abbiano valori. 'sta cosa della carenza di valori mi sembra sempre un alibi!
Penso pero' che gli italiani si siano dimenticati di studiarsi la storia, e in fondo di studiare in generale, perche' non hanno ben chiaro che cosa significhi democrazia e tanto meno perche' sia in pericolo con Berlusconi. In altre parole, non e' tanto la carenza di valori, ma la carenza di idee su come realizzarli.
Infine, il problema e' mio. Cioe', che io ho le idee ben chiare su quale debba essere il modello sociale. Insomma, so abbastanza bene che cosa voglio. Il mio problema e' che, dato quello che ho scritto qui sopra, non credo che questo mio valore sia condivisibile dai piu'.
ehmmm... quando ho scritto "sono abbastanza sicuro che la totalita' degli elettori italiani", intendevo nelle ultime elezioni politiche... non so se si era capito....
RispondiEliminaUn periodo da ricordare e da rinnovare... Oggi dobbiamo trovare il coraggio non tanto di affrontare la morte o la galera, ma di uccidere l'indifferenza, l'apatia o lo scoraggiamento... Dobbiamo tornare a fare qualcosa. Giulia
RispondiEliminaQueste storie mi fanno sempre venire in testa un gran coraggio nel senso che mi sento un po debitrice di tutto queelo che persone come Carla hanno fatto , poi non so cosa e come riuscirei a fare qualcosa di cosi coraggioso però mi aiutano a pensare positivo. ciao angela
RispondiEliminaQueste storie mi fanno sempre venire in testa un gran coraggio nel senso che mi sento un po debitrice di tutto queelo che persone come Carla hanno fatto , poi non so cosa e come riuscirei a fare qualcosa di cosi coraggioso però mi aiutano a pensare positivo. ciao angela
RispondiEliminaE l'attualità dov'è finita?
RispondiEliminaRInnovamento bloggheriano?
il dovere civile vissuto come "nulla di eccezionale": ecco questo ha fatto grande quella generazione! Mi auguro che anche la nostra, nel suo "piccolo", sappia compiere il proprio dovere civile come "nulla di eccezionale", solo come cosa che non si può fare altro che compiere..Spero che la mia non sia un'illusione..
RispondiEliminaAncora buon 25 aprile anche da qui,
Frida
Ho aderito anch'io (in ritardo) al blog Mondine. Bella festa!
RispondiEliminatutti ce lo siamo chiesto almeno una volta: qual'è il discrimine tra un comportamento normale ed un atto straordinario, un atto di eroismo. Credo che in certi momenti i nostri atti possano apparirsci normali e nella loro normalità diventare straordinari. Cambia improvvisamente la percezione della normalità e nello stesso tempo acquisiamo la consapevolezza di compiere un dovere cui non possiamo sottrarci. Io amo moltissimo gli "eroi" quotidiani, quelli che lasciano un segno senza volerlo.
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