domenica 18 ottobre 2009

In fuga dalla scuola

Giorni fa mi è venuto a trovare un giovane fisico che è stato a contratto da noi per un paio di anni e poi, avendo perso le speranze di stabilizzare il suo rapporto di lavoro con il nostro Ente ed avendo due figli piccoli, ha accettato un posto di ruolo in una scuola di provincia. Gli ho chiesto come gli stesse andando ed ha esordito sorridendo con un "Benissimo!"
"Benissimo? A scuola?"
"Ma no, benissimo proprio perché comincia a concretizzarsi la speranza di venir via dalla scuola."
E lì è cominciata la sua analisi impietosa di ciò che sta vivendo. Secondo lui, non è tanto un problema di Gelmini quanto il fatto che il mestiere di insegnante è diventato da anni un "mezzo mestiere", cioè un lavoro che viene scelto dalle donne perché l'orario permette di conciliare gli impegni familiari e dai professionisti che hanno così uno stipendio basso ma sicuro mentre il pomeriggio si possono dedicare alla loro vera attività remunerativa. Questo, sempre secondo lui, va avanti da diversi anni e con la complicità di tutti.
"Ma gli insegnanti motivati e bravi ci sono, no?" obietto io.
"Certo, ma siamo la minoranza," mi risponde, "e dal punto di vista educativo abbiamo completamente fallito."
Così mi racconta la sua esperienza alla maturità quando uno dei suoi alunni più bravi ha protestato scandalizzato perché durante l'esame non gli veniva permesso di parlare e di consultarsi con il compagno.
"Questi ragazzi", afferma il mio ex collega, "sono venuti su imparando che copiare è un'attività tranquillamente tollerata, che i più furbi vanno avanti mentre chi fa il proprio dovere è un coglione. Capisci? Come facciamo a dirgli adesso che pagare le tasse è un dovere? Li abbiamo tirati su noi così. Che società del futuro abbiamo preparato?"
A quanto ho capito, sta lavorando per ottenere un contratto di ricerca negli Stati Uniti. Ecco perché è contento.


P.S. Per chi fosse curioso, la ricercatrice precaria di cui ho parlato nel post Essere madre e precaria oggi ha accettato un posto fisso presso un ente locale. Il tipo di lavoro le piace molto meno però ha trovato un po' di sicurezza.

10 commenti:

  1. Felice che la signora precaria abbia risolto il gravissimo problema, confesso che ogni tanto ci pensavo ancora,per quanto riguarda il mondo della scuola, lungi da me l'idea di fare il moralista, ma anche osservando il mondo giovanile da semplice cittadino, mi rendo conto della perdita di valori negli adolescenti, anche dal comportamento nelle piccole cose come, ad esempio, cedere il posto in autobus ad una donna anziana, sono inezie ma feriscono e denotano carenze di educazione sia in famiglia che scolastiche.

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  2. Interessante la foto che hai scelto (quello sbadiglio...) per accompagnare un post molto triste sulla scuola. E non si può fare a meno di essere tristi, per i motivi esposti nel racconto-sfogo-testimonianza.
    Vorrei aggiungere di più, perchè sono sempre stimolanti e intelligenti le tue annotazioni, ma pure io sono di...volata (come ormai capita troppo spesso).
    P.S. Acquisto "il Fatto" dal n° 1 e, grafica a parte (tutta da rivedere) lo trovo utile e abbondante di firme. Magari più fatti, appunto e qualche opinione in meno, però è una buona strada.
    P.S. Temo che anch'io dovrò smettere di acqustare vari giornali che, ormai, non riesco più a leggere.
    Sarà un giorno non felice, ma temo che la scelta sia inevitabile.
    Tu cosa ne pensi?
    Grazie.
    Un caro saluto
    Frank57

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  3. Sono d'accordo sulla mancanza di moralità dei ragazzi. Quando iniziai ad insegnare i ragazzi che copiavano mi scandalizzavano oltremodo...poi ho iniziato a capire che, a volte, lo fanno per non deludere le aspettative. Io cerco di spiegare loro che è molto più dignitoso prendere da soli un 6 che un 10 copiando; che copiare non è per niente "cool". A noi sembra ovvio, ma a molti ragazzi, invece, non lo ha mai spiegato nessuno.
    Per il resto, Arte (posso vero chiamarti Arte?), non condivido l'analisi del tuo conoscente; quello che dice era vero fino a qualche anno fa ma, ormai, il lavoro dell'insegnante è diventato anche molto burocratico. Ci sono continuamente relazioni da scrivere, riunioni a cui presenziare, progetti da supportare; certo qualcuno ci sarà che continua a non far nulla, ma, primo: probabilmente seguirebbe questa vocazione (il non far nulla) dovunque si trovasse; secondo: non resta certo impunito, perché i ragazzi se sentono che non fai sul serio e che non ami il tuo lavoro, te la fanno pagare. Eccome.Ora è vero che io insegno alle medie inferiori (ormai manca poco che dobbiamo anche calcolarci gli stipendi da soli), ma anche le amiche che insegnanoi alle superiori non hanno molto tempo libero. Forse sarà così nella scuola del tuo amico futuro ricercatore...a proposito, dov'è? se ci fosse un posto per un' insegnante d'inglese lol...

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  4. Scusa, che non ti dispiace essere chiamata Arte me lo avevi già detto in un post precedente. Prof distratta...ciao Arte.

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  5. Arte non puoi fare un post del genere col rischio che un giovane fisico, intenzionato a diventare insegnante fin dalla sua iscrizione all'università, lo legga ;-)

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  6. Oddio, Marco, mi dispiace! :-))
    Scherzi a parte, io penso che se tu gia' aspiri a fare l'insegnante (mestiere che si puo' fare solo se se ne ha la passione), probabilmente troverai, pur in mezzo a tante difficolta', il tuo spazio e le tue soddisfazioni. Il mio ex collega invece vuole fare il ricercatore e quindi ha sempre visto l'insegnamento come un riepigo e per di piu' temporaneo. E' ovvio che per lui le difficolta' sono enormi e le soddisfazioni poche.

    Licia: infatti dai racconti delle insegnanti che conosco non mi pare che avanzi loro molto tempo ed energie. Dipende probabilmente anche dalla materia e dal contesto. Il protagonista del post mi dice che appena finite le lezioni i colleghi spariscono e lui non riesce a mettersi in contatto con loro.

    Frank: ultimamente compro sia L'Unita' che Il fatto ma solo nel finesettimana. Di quest'ultimo ho parlato nel post precedente.

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  7. La disciplina di una volta era rigida, ma funzionava. Il permissivismo ha generato alunni che fanno i loro comodi e gli insegnanti non hanno autorità, ne consegue che non possono fare il loro lavoro, poi ci sono professori che non amano farlo. Questa società ha varie pecche e il marcio sta giungendo al limite, occorre cambiare le cose in tutti i settori.
    Buona serata cara, un saluto affettuoso.

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  8. @Artemisia, ho integrato il tuo interessante commento da me.
    Qui avevo scritto proprio traendo spunto dal post che citavi. Quando passo qui, vado spesso a ritroso, seguendo orme intelligenti.
    Un caro saluto
    Frank57

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  9. Credo di averlo già detto, ma sono convinto che la "battaglia della scuola" non si può vincere solo combattendola nella scuola. Mi sembra che questo sia condiviso, in un modo o nell'altro, da altri interventi. C'è una diffusissima mancanza di curiosità, fra gli adulti, non solo fra i ragazzi. Dalla scuola, a me genitore, arrivano segnali di resa, di sonnolenza, che trovo anche fuori della scuola. Non capisco perchè nella scuola, ad esempio, non si sfruttino anche strumenti offerti da internet, i podcast (di cui stiamo cercando di fare una raccolta "utile" nel nostro blog, nel riquadro "podcast e multimedia"), sia per farli ascoltare ai ragazzi, sia per un aggiornamento degli insegnanti, nei metodi e nei contenuti. Perchè non "svisare" mai, facendo ad es. leggere il discorso di David F. Wallace "Questa è l'acqua"?
    Specifico: insegnanti bravi ce ne sono, sono anche "capitati" ai miei figli, ma... sono soli, nel contescto sociale nel suo insieme, prima che nella scuola. E non credo che sia semplicemente un problema di incentivi economici.
    La "scuola di una volta" non credo onestamente fosse migliore. La disciplina non mi sembra abbia prodotto più premi nobel di oggi; la nostra scuola è stata sempre "umanistica" e non "scientifica"; se odggi ci sono "mezzi insegnanti", ieri c'erano insegnanti per i quali la "cultura" era ferma a trenta anni prima (spesso più), che si vantavano di non capire nulla di scienza perchè "ah...! Il sublime Orazio...!". In più: anche da un punto di vista puramente "produttivo", oggi in Italia non possiamo permetterci di avere una scuola di elite, avremmo bisogno di "sfruttare" il maggior numero possibile di competenze ed intelligenze; avremmo bisogno di non avere "La" scuola, ma cento scuole, per adulti in primis.
    Ciao a tutti... torno ai miei antibiotici...

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  10. è la mia grande preoccupazione: l'idea che tutto quello che è passato, anche se non attraverso la famiglia, sia ormai divenuto patrimonio di una o più generazioni. Il punto dolente è proprio questo; per cui sono convinto che ci voglia un piccolo o grande trauma per rimettere le cose in carreggiata!

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