martedì 17 maggio 2011

Nelle vite degli altri

Non è la prima volta che mi capita di essere nella commissione esaminatrice di un concorso. E' un lavoro che da un lato mi crea ansia, per la responsabilità che comporta, dall'altro mi incuriosisce perchè mi mette a contatto "con il resto del mondo", cosa che nella quotidianità (a parte i rapporti con i fornitori) non accade spesso.
La selezione di personale per la quale sono commissaria in questo periodo è anche insolitamente affollata per il fatto che, per parteciparvi, è sufficiente un qualsiasi diploma di scuola media superiore. Per noi della commissione risulta quindi anche piuttosto faticosa.
Già l'operazione di valutazione dei titoli dei candidati porta a fare diverse riflessioni. C'è il ragazzino appena diplomato; c'è la giovane dotata di un paio di lauree per la quale non si capisce come possa essere appetibile un posto da diplomato a tempo determinato; c'è il più che quarantenne che ha fatto i lavori più disparati e che probabilmente si è trovato improvvisamente disoccupato; c'è la signora non giovanissima che ha solo il diploma e quasi nessuna esperienza di lavoro. "E che ha fatto fino ad adesso?" chiede il mio collega della commissione. "Ha fatto la mamma!" dico io. Ahi, sacrosanto ed impegnativo ruolo sociale ma che purtroppo non viene mai valutato abbastanza! C'è il candidato che ha un diploma di maturità con 37/60 seguito però da una laurea ed una sfilza di corsi e tirocinii vari a segnalare una svolta nella sua vita. Purtroppo, almeno nella nostra valutazione, il voto della maturità lo penalizza. "I nostri genitori ce lo dicono sempre di studiare", fa la giovane segretaria della commissione, "peccato che non si dia mai loro retta!"
Dai curriculum emergono le vite delle persone: c'è chi ha fatto il muratore, chi il raccoglitore di olive, chi il necroforo, chi ci scrive di essere un donatore di sangue, chi segnala di saper fare massaggi shatzu, chi cita gli hobby, le passioni, le capacità comunicative e la propensione a lavorare in gruppo.
Anche la cura dei documenti presentati e l'attenzione per certi aspetti formali parla del candidato. Come si fa a dichiarare sotto la propria responsabilità un sacco di belle cose, salvo dimenticare di firmare l'autocertificazione? Perché scrivere "ho lavorato qui dal 2005 al 2006" senza specificare esattamente le date in modo da permettere l'attribuzione del punteggio corretto? Certo anche partecipare ai concorsi, alla fine, diventa quasi un mestiere.
Mi aspettano un paio di giornate di colloqui orali. Temo che non sarà un compito leggero perché so già che non mi riuscirà di non immedesimarmi in queste persone e nelle loro speranze.

4 commenti:

  1. Non saprei svolgere un simile incarico senza immedesimarmi e quindi non ti invidio per niente.
    Anche se, un tale ventaglio di umanità, credo sia per altri versi assai stimolante.
    Certamente ne avrai di che scrivere...
    Buona fortuna!

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  2. incarico difficile davvero.
    io quest'anno al corso ero davvero scossa al vedere tanti coetanei o gente più vecchia di me, curricula assurdi, 1000 lavori diversi o un unico lavoro per vent'anni... sfumato.
    quanto alla giovane con due lauree... un qualsiasi stipendio pubblico, per il semplice fatto di essere fatto di essere regolare e correttamente inquadrato è buono. ahimè è così. ma so che tu hai già di tuo la sensibilità per capirlo.

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  3. Pesante responsabilità, accompagnata dal pensiero di fare torto a qualcuno.
    Ciao Arte!
    Cristiana

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  4. "C'è il candidato che ha un diploma di maturità con 37/60 seguito però da una laurea ed una sfilza di corsi e tirocinii vari a segnalare una svolta nella sua vita."

    Ehi.... ma questo sono io!

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