sabato 1 settembre 2012

Cinque anni di solitudine

Regna, comprensibilmente ma pericolosamente, il risentimento verso i politici professionisti e la convinzione (forse più una speranza) che, se certe cariche fossero ricoperte da persone “normali”, prestate alla politica dalla società civile, tutto andrebbe meglio. Ma è proprio così?
Ho sempre avuto l'idea che amministrare un sistema complesso come una città, una regione ed ancor più un paese costringa il nuovo eletto, pur onesto e competente, a perdere di vista la società ideale che può avere in mente. Si può dire banalizzando il classico “tra il dire e il fare...”
Un po' me lo ha confermato l'intervista rilasciata a Fahrenheit Radio 3 da Roberto Balzani, professore di Storia Contemporanea all'Università di Bologna, autore del libro "Cinque anni di solitudine, memorie inutili di un sindaco", dove egli racconta appunto la sua esperienza di amministratore della cittadina di Forlì.
Il prof. Balzani afferma nel suo libro: "Scrivo prima che la patologia da cui sono colpito, l'impossibilità di concentrarsi a lungo su qualcosa di specifico che non siano problemi immediati, urgenti, indifferibili, sia veri sia presunti tali, abbia annichilito l'abitudine prevalente coltivata nell'altra vita di soffermarmi sulle cause dei problemi per analizzarli e poi decidere."
Balzani vinse a sorpresa le primarie e investì tutta l'energia di studioso per cercare di capire i suoi concittadini che avrebbe amministrato. Presto però si rese conto che il bombardamento di informazioni a cui era soggetto, sin dalla campagna elettorale, lo costringeva ad una vita fatta di relazioni molto superficiali ed anche poco utili a produrre poi delle decisioni razionali. Il sindaco diventa il terminale di tutte le richieste, le aspirazioni e le proteste senza che spesso possa avere una reale capacità di intervenire. Nella sua intervista, lo storico descrive le sue difficoltà un po' fumosamente, ma per quello che ho potuto capire, la sua recriminazione è stata quella di non avere avuto gli strumenti e il tempo di capire a fondo i problemi e quindi di essersi dovuto affidare abbastanza all'istinto, imparando ad “annusare” le persone cercando di intuire se le loro richieste fossero ragionevoli e oneste. A queste difficoltà ultimamente si sono aggiunte quelle economiche che fanno sì che i sindaci non possano neanche più essere i dispensatori di promesse a caccia di consenso ma siano ridotti ad essere l'ultimo anello istituzionale a cui è affidato il compito di sceriffi di Nottingham.
Ascoltandolo mi è venuto naturale associarvi l'esperienza molto più modesta di direttore per l'istituto per cui lavoro, carica che è elettiva all'interno dell'ente e che viene rinnovata ogni quattro anni (+ 4 di eventuale secondo mandato). Non è un compito facile perchè a questa figura, di professione scienziato e professore universitario, sono richieste anche competenze giuridiche e contabili, abilità manageriali ed organizzative, e, cosa ancora più difficile, di gestione del personale. Tutti quelli che non sono mai stati direttori sono pieni di grandi idee e dispensano saggi consigli su come opererebbero loro, su quanti adempimenti burocratici e assurdi si potrebbero eliminare, su come gestirebbero in modo snello ed efficace le risorse. Dopo trent'anni che lavoro per questa istituzione e sei direttori visti alla prova posso dire loro solo: “provare per credere”.
Analogamente temo che anche tutti quei bei volti nuovi che tentano di rinnovare la classe politica venendo dal nulla inevitabilmente una volta seduti sulla poltrona (soprattutto quella assai impegnativa di amministratore locale) si rendano presto conto che non è poi così banale cambiare le cose. Certamente il rinnovamento è necessario, nessuno lo nega e bisogna provarci, ma francamente diffido di chi si improvvisa in nome del “nuovo”.
Ci sono comunque esperimenti interessanti che varrebbe la pena di studiare. Come l'ormai stracitato Comune di Capannori, 46 mila abitanti (non proprio un comune piccolissimo), dove hanno messo su un bel meccanismo di consultazione dei cittadini sulle scelte di investimento del bilancio comunale 2012. Ne hanno parlato a Report e ne tratta anche quest'articolo di Altreconomia. Trovare un meccanismo equo ma snello per condividere delle scelte con una comunità è un compito arduo. Anche l'ex sindaco di Forlì racconta come su qualunque argomento ci siano tonnellate di pareri opposti persino a livello di caseggiato e lo sforzo di recuperare gli elementi dell'interesse pubblico è faticosissimo. Eppure Capannori sembra esserci riuscito, quindi qualche speranza c'è.

2 commenti:

  1. Arte,mi piacerebbe sapere che opinione hai di Matteo Renzi, se possibile.
    Ciao
    Cristiana

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    1. Ciao Cristiana. Grazie per la considerazione.
      I' Renzi ha grandi capacità comunicative dietro le quali c'è poco o nulla. A Firenze oltre agli spot tipo i cento punti del programma, le assemblee dei 100 luoghi, ecc. non vedo molta differenza tra la precedente amministrazione e l'attuale.
      Ci sono un paio di fatti che secondo me rendono l'idea del personaggio: il fatto che ha lavorato in un'azienda di marketing (di proprietà del padre)e che all'esame di maturità ha inventato con grande faccia tosta un filosofo inesistente (lo racconta lui!).
      Tremo all'idea che possa diventare presidente del consiglio. Non mi dà assolutamente affidamento.
      Certo anche la vecchia nomenclatura non entusiasma...

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