lunedì 18 maggio 2020

Fugace ritorno in ufficio



Oggi sono tornata in ufficio dopo più di due mesi di assenza. Sensazione strana. Da un lato di familiarità, di consuetudine, dall'altro di estraneità. Già il dover attendere che ci aprissero, tutti in coda con mascherina, misurazione della temperatura, gel per sanificare le mani e così via. E poi sarà che ci hanno tartassato abbondantemente con i protocolli, con le precauzioni anticontagio, ma sento l'ansia che sale. Non posso toccare nulla di comune. Se vado in bagno devo pulirmi le mani prima di toccare la maniglia e poi dopo. Se mi va un caffè mi devo mettere i guanti per premere il tasto. E poi l'andito davanti alla macchinetta, di solito affollato di persone in conversazione, appare deserto. D'altra parte non possiamo essere presenti nell'edificio di più di un terzo degli abituali frequentatori. Gli utenti non possono venire nel mio ufficio per chiedere consulenza o per portarmi documenti. Non posso andare dai colleghi della stanza accanto. Alla fine a che serve venire, se non per recuperare dei file dal PC e stampare qualcosa? Meglio tornare al "vecchio" lavoro agile da casa. 
Prendo quindi le mie due piantine, le tisane che avevo lasciato e ci rivediamo tra un paio di settimane nella fase 2.

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