mercoledì 24 giugno 2009

Ci sono ragazzi che... /4

"Un paese che non investe sui giovani, non fa figli, non permette il ricambio generazionale è un paese destinato al declino." E' quanto afferma Concetto Vecchio, autore del libro "Giovani e Belli, un anno fra i trentenni italiani all'epoca di Berlusconi" intervistato da Corradio Augias nella puntata de Le Storie "Una vita altrove".
Concetto Vecchio racconta nel suo libro di giovani sfruttati negli studi legali, di ricercatori costretti all'emigrazione (la puntata si apre infatti con la lettera di un ingegnere informatico che, dopo molti tentativi infruttuosi in Italia, trova lavoro al Politecnico di Losanna), di laureati del Sud divenuti specialisti in concorsi pubblici.
Di ragazzi laureati che emigrano dal Sud al Nord parla anche il libro dell'altro ospite della puntata, Mauro Desiati "Foto di Classe". Desiati, originario di Martina Franca, ha preso come espediente la sua foto di classe ed ha indagato sulla sorte dei suoi compagni in essa ritratti. L'80% di quei ragazzi si sono trasferiti al Nord, fanno una vita peggiore ma si "sentono meglio". Per esempio, c'è chi fa il commesso in libreria a Milano nascondendo di essere laureato o chi, pur venendo una famiglia di avvocati, va a lavorare in un call center a Milano a 600 euro al mese. Questi giovani dichiarano di sentirsi più vivi nella loro attuale condizione precaria di quanto non si sentissero nel loro paese al Sud.
In studio anche una giovane ospite che racconta la sua esperienza di partecipazione al mega concorso all'INAIL, più turni al giorno per una settimana di prove! Originaria di Tarquinia, si è trovata ad essere quella più settentrionale tra i partecipanti. "Sembrava quasi il preconcerto di Vasco Rossi", afferma la ragazza.
Le cifre dell'emigrazione meridionale intellettuale sono le stesse degli anni sessanta, si parla di quasi trecentomila trasferimenti all'anno, ma quella di oggi riguarda particolarmente giovani ad alta scolarizzazione. Secondo Concetto Vecchio, dal Sud emigrano i talenti che non hanno un network familiare forte oppure che non si sono agganciati ai poteri dominanti e possono contare solo su loro stessi.
Il giovane giornalista siciliano non fa però sconti alla sua generazione: i ragazzi non riescono a fare "massa critica", sono rassegnati, si sentono nudi e disarmati di fronte alle avversità. "In Italia è così" la tipica risposta che ha ricevuto dai suoi intervistati.
Non rimane che cercare, appunto, una vita altrove.

Precedenti post sui giovani:
Ci sono ragazzi che... /1
Ci sono ragazze che... /2
Ci sono ragazzi che... /3

7 commenti:

  1. ecco perché Berlusconi, con la sua consueta faccia tosta, può dire che al Sud la disoccupazione è diminuita!

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  2. ho guardato la puntata da te linkata, e devo dire che ci trovo abbastanza corrispondenza, anche se qui al nord est è sicuramente meglio.

    faccio un'osservazione. "ragazzi". siamo sempre ragazzi. anch'io sono ragazza, ovunque, in famiglia, sul lavoro, in società. ma io quest'anno faccio 34 anni. sono nell'ultima fase della mia vita biologica, sposata da quasi otto anni, laureata, con vari lavoretti alle spalle. anche lui è ragazzo. 34 anni, ingegnere da sei anni, prima vigile del fuoco e altro.
    ma per la società italiana siamo sempre ragazzi e quindi un po' meno incisivi se diciamo qualcosa, o la pensiamo, non meritiamo una retribuzione dignitosa (non parlo di noi dua, in genere), possiamo adattarci a tutto, cosa sarà mai, siamo giovani e quindi dobbiamo essere elasticissimi (a parte il fatto che poi le condizioni per fare famiglia non arrivano mai) e finirai per demotivarti e fare le cose solo perchè devi.
    cosa sarà mai, siamo ragazzi. e io mi chiedo, fino a quando? i 40?
    e gli amici che se ne sono andati al nord europa, a trent'anni hanno posizioni alte, perchè lì hanno capito che uomo/donna giovane (non ragazzi) = persona con ambizioni ed energie, da spremere.
    ragazzi si è a vent'anni. a trenta si è ormai ben uomini e donne già da un po'.

    aggiungerei che spesso si è spiazzati perchè è come sbattere su un muro di gomma di contiuno, anche se osi c'è chi ti rimette al tuo posto. è non è piagnoneria, è quello che vedo.

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  3. Hai proprio ragione, Liber. Il termine "ragazzi" sottintende un certo paternalismo fastidioso. In effetti io alla tua età lavoravo già da quattordici anni e avevo due figli. Non mi sarei mai definita "ragazza".
    In questa nostra gerontocrazia, purtroppo si è considerati "ragazzi" fino a 50 anni almeno.
    Be' lo sai che sei coetanea del mio nuovo sindaco?

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  4. beh......essere considerati ragazzi fino a cinquantanni non è poi così male!! :o)

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  5. Che il doversi sbattere dei ragazzi che ci racconti abbia a che fare con il pensare di meno della generazione dei trentenni (se è vero che, secondo i sondaggi, una larga maggioranza di costoro é "mediamente soddisfatta" del governo che abbiamo????)

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  6. chiara milanesi, quali sondaggi?
    i sondaggi dicevano anche che il 70% degli italiani appoggia il premier.
    ai sondaggi si fa dire quello che si vuole, basta scegliere bene il campione, non ci vuole molto.
    e sulla base di cosa noi pensiamo di meno? e se anche fosse vero (e vorrei vedere come uno possa dimastrarlo) questo dà diritto alla società di non riconoscerci gli stessi diritti che hanno gli altri? allora noi possiamo lavorare con contratti che non sono contratti, cambiando lavoro ogni tre mesi e sempre in condizioni di ricattabilità, rimandando la creazione di una famiglia in eterno?
    non capisco, ma forse come trentenne ho il pensiero troppo poco sviluppato.

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  7. E' questa l'insanabile piaga del mezzogiorno. I giovani super titolati al sud non trovano lavoro e sono costretti a migrare al nord, come negli anni sessanta, oppure ad espatriare per altri lidi. I ragazzi si adattano con le loro belle lauree e master a fare i commessi, e a ingrassare le file dei call-center per pochi spiccioli. Vedo ragazzi scoraggiati e delusi che le tentano tutte. C'è mia nuora che dopo la prima laurea in lettere, tre master, sta prendendo la seconda laurea in scienze della formazione per poter insegnare alle elementari, e nel frattempo non se ne sta con le mani in mano, fa lezioni di doposcuola in un istituto privato, lavora presso i call-conter, è stata commessa e partecipa ad un progetto editoriale, si perchè quella è la sua specializzazione; con tutto questo bailamme, contributo in danaro veramente irrisorio. Quando cambieranno le cose? Interessante post, cara.
    Un abbraccio.

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