Era il 1980. Stazione di Lecce. Ore 21 e 07. Come tutti i giorni di ogni benedetto anno, a quell'ora parte il treno degli emigranti che raccoglie le braccia da lavoro della costa adriatica d'Italia, per "fiondarli" tutti insieme fino a Milano, incollati l'uno all'altro dallo "sputazzo" che è il treno stesso. Arrivati di slancio nella capitale meneghina, gli elastici di quella fionda si allentavano, e i pallini umani venivano "sparati" chi verso la Svizzera, chi verso il Belgio, la Germania, la Francia…
Nel 1980 su quel treno c'ero anch'io. E avevo solo dieci anni. E viaggiavo da solo! Una volta al mese. Ora mi hanno dato quindici puntate sulla radio per raccontartelo quel viaggio. Non so se bastano, ma ci provo…
Ho scoperto solo recentemente questa trasmissione radiofonica andata in onda su Radio 2 in 15 puntate tra il dicembre del 2006 e il gennaio 2007. E' praticamente un monologo del giovane attore leccese Mario Perrotta che racconta i viaggi in treno che faceva bambino negli anni ottanta, tra Lecce, dove viveva la madre, e Bergamo, dove viveva e lavorava il padre. Il racconto divertente e commovente riporta storie di emigranti che il bambino Mario ha realmente incontrato e conosciuto nel corso di questi viaggi.
Io ho trovato queste puntate bellissime e non mi meraviglia il successo che ha avuto questo programma che ha ricevuto premi, è stato rappresentato in diversi teatri e di cui recentemente è stato pubblicato anche un libro.
Perrotta è straordinario nel passare dal racconto grottesco e divertente dei riti del viaggio alle toccanti storie degli emigranti. Tra le parti più divertenti c'è l'orgia alimentare della cena sul treno o la visione della diciottenne Rosa, prosperoso simbolo di femminilità materna per il piccolo Mario, o le "minchiate a piede libero" che il bambino si diverte a raccontare, o la sistemazione assurda dei viaggiatori per la notte. Tra i momenti invece più commoventi ci sono la storia di Settimo, che sbatteva la testa nel muro perché a Natale non aveva soldi per tornare dalla sua famiglia; di Virgilio, l'uomo diventato blu lavorando nelle miniere di carbone (l'agghiacciante principio secondo il quale dove passa la lanterna passa anche il corpo del minatore); di Assunta e Rocco, i quali, in un'epoca dove non ci sono ancora i telefonini, si mancano all'incontro decisivo per la loro vita; di Ugo, il bambino di 8 anni che trascorre 5 anni chiuso in una stanza in Svizzera per non essere rimpatriato osservando le "stelle" nere sul soffitto che altro non sono che puntini di muffa.
Nell'ultima puntata Mario lancia una dichiarazione d'odio e d'amore alla sua terra e lascia la parola a Med, tunisino che vive da anni in Italia. Ecco che la prospettiva si ribalta.
Le puntate di Emigranti Expréss, di cui trovate il riassunto sul sito di Mario Perrotta, sono riascoltabili sul sito di Radio 2.
Ve le consiglio caldamente.
Io ho trovato queste puntate bellissime e non mi meraviglia il successo che ha avuto questo programma che ha ricevuto premi, è stato rappresentato in diversi teatri e di cui recentemente è stato pubblicato anche un libro.
Perrotta è straordinario nel passare dal racconto grottesco e divertente dei riti del viaggio alle toccanti storie degli emigranti. Tra le parti più divertenti c'è l'orgia alimentare della cena sul treno o la visione della diciottenne Rosa, prosperoso simbolo di femminilità materna per il piccolo Mario, o le "minchiate a piede libero" che il bambino si diverte a raccontare, o la sistemazione assurda dei viaggiatori per la notte. Tra i momenti invece più commoventi ci sono la storia di Settimo, che sbatteva la testa nel muro perché a Natale non aveva soldi per tornare dalla sua famiglia; di Virgilio, l'uomo diventato blu lavorando nelle miniere di carbone (l'agghiacciante principio secondo il quale dove passa la lanterna passa anche il corpo del minatore); di Assunta e Rocco, i quali, in un'epoca dove non ci sono ancora i telefonini, si mancano all'incontro decisivo per la loro vita; di Ugo, il bambino di 8 anni che trascorre 5 anni chiuso in una stanza in Svizzera per non essere rimpatriato osservando le "stelle" nere sul soffitto che altro non sono che puntini di muffa.
Nell'ultima puntata Mario lancia una dichiarazione d'odio e d'amore alla sua terra e lascia la parola a Med, tunisino che vive da anni in Italia. Ecco che la prospettiva si ribalta.
Le puntate di Emigranti Expréss, di cui trovate il riassunto sul sito di Mario Perrotta, sono riascoltabili sul sito di Radio 2.
Vale la pena, vale la pena ascoltare e leggere: dopotutto è la nostra storia, quella storia che i nostri nonni e i nostri padri si portano ancora sulle spalle, quella storia che ci ha cresciuti e di cui siamo figli. Diceva il Santayana: Coloro che dimenticano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo.
RispondiEliminaUn abbraccio serale.
Rino, nella memoria che manca ai giovani.
Intanto dieci anni dopo gli mp3 delle puntate sul web praticamente sono introvabili. E invece proprio per le cose che dicevi è giusto darle massima diffusione. Ho visto la seconda parte del Progetto Cincali 3 giorni fa e vi posso assicurare che il tema è di stringente attualità, qui non si tratta più di corsi e ricorsi storici ma di un presente che va affrontato con dignità e consapevolezza.
EliminaAccidenti riesci sempre a sorprendermi con i tuoi post per l'attenzione alle cose belle che ci sono ,grazie e ora provo ad andare ad ascoltare.
RispondiEliminaciao a tutti angela
Grazie, Angela, dell'apprezzamento.
RispondiEliminaNon so se si può dire ma qui:
http://fratellicaponi.blogspot.com/2007/10/emigranti-exprss.html
trovate i file mp3!
Diceva una canzone rap di qualche anno fa... "Prima di condannare (gli immigrati) / ricorda cosa siamo stati / popolo di emigrati".
RispondiEliminaTroppe volte per proprio interesse si scorda (o peggio si vuol dimenticare) che siamo stati nè più nè meno come quelli che arrivano quest'oggi da noi... e la cosa più triste è che dei giovani di oggi non so quanti realmente riescono a comprendere ciò!! Viva quindi qualsiasi mezzo per "non dimenticare" questo nostro passato.
Ciao gentile... signora.
RispondiEliminaNon posso che associarmi alle parole di Rino che mi sembra abbia colto in pieno il sentito messaggio che il tuo post voleva trasmettere.
Irnerio
Grazie Rino, Spunto e Irnerio. Si', certo il post invitava a non dimenticare il nostro passato di emigranti ma su questo punto e' piu' pregnante e drammatico un libro come "L'orda. Quando gli Albanesi eravamo noi" di Gianantonio Stella.
RispondiEliminaEmigranti express invece, oltre al ricordo, offre un racconto molto divertente ed e' per questo che ne consiglio l'ascolto anche di una sola puntata (durano poco meno di mezz'ora). Se qualcuno per curiosita' ci prova, mi faccia sapere il suo parere. Grazie!
Deve essere un bel libro davvero... Mia mamma mi racconta i viaggi che faceva ne tempo della guerra con u miei fratelli per andare a trovare mio padre che era soldato... Viaggi avventure... Chissà perchè mi è venuto in mente questo... Un abbraccio, Giulia
RispondiEliminaSe passi qui:
RispondiEliminahttp://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1942258.html
c'è da dare l'adesione per la libertà d'informazione.
Sai Artemisia, penso che tu faccia un grande servizio segnalando trasmissioni Rai interessanti. Sei praticamente la sola sul web a farlo!
RispondiEliminae poi accendi sempre una luce di speranza: insomma, qualche cosa di buono in giro c'è!
brava, marina